La rinascita del cartello sociale ad Agrigento, per iniziativa dell’Ufficio di Pastorale Sociale dell’Arcidiocesi e delle segreterie provinciali di CGIL, CISL e UIL, e la creazione di una rete che vede la presenza dei sindaci e di tante associazioni della provincia costituisce un asset fondamentale per il territorio e rappresenta un valore che si può anche misurare in termini economici.
La ricchezza di un territorio dipende infatti dal suo capitale civile che comprende: l’assetto istituzionale democratico; il capitale sociale; la capacità di produzione dei beni relazionali.
La conoscenza, pertanto, non è di per sé sufficiente a generare nuova ricchezza se un territorio non dispone di un adeguato capitale civile.
Misurando il capitale sociale a livello locale, se si passa dai valori relativi a quelli assoluti, purtroppo, attraverso apposite indagini, si trova un’ulteriore conferma del divario tra Nord e Sud.
Ed è proprio per questo motivo che la rete sociale che si è creta ad Agrigento, a seguito della grande manifestazione popolare del 25 gennaio scorso, assume un grande significato e può rappresentare una risorsa straordinaria per scrivere un’agenda di speranza per la provincia di Agrigento.
Una rete che fa tesoro dei corpi intermedi che sviluppa relazioni virtuose con le istituzioni locali e che fa crescere quei comportamenti di fiducia che vanno oltre l’ambito corporativo e rendono un certo numero di individui una comunità.
Un sistema che acquisisce un tasso più alto di senso civico.
Ma, sebbene il capitale sociale ha a fondamento una tensione etica, rimane correlato fortemente allo sviluppo economico del territorio e secondo molti studiosi del fenomeno si tratta di un vero tesoro nascosto.
Niente in comune con il famoso tesoretto che si pensa di recuperare da un maggiore gettito fiscale, sul quale tanto si discute, piuttosto una formidabile risorsa immateriale che può consentire di rilanciare il senso civico come leva per lo sviluppo e di recuperare la distanza tra aree geograficamente diverse.
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