Ripercorriamo attraverso i dettagli storici, tecnici e culturali, la storia del caffè espresso, un autentico simbolo del made in Italy. La bevanda calda più apprezzata dagli italiani, vanta un percorso legato all’unicità del prodotto. Una storia che si intreccia all’evoluzione delle macchine da caffè espresso, e al culto che ne contraddistingue il consumo, a partire dal primordiale uso della cuccumella napoletana e della moka.
Che cos’è il caffè espresso e come nasce
Bevanda fra le più amate e consumate dagli italiani, il caffè espresso è considerato, e non a torto, un simbolo del made in Italy, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
Forte, denso e dal sapore robusto, l’espresso nasce da un procedimento di infusione ottenuto sotto pressione, concepito per evitare di perdere tempo con l’infusione classica, e godere di una miscela eccellente e calda nel giro di pochissimi minuti.
Non è un caso che il processo di infusione sotto pressione trovi nella cuccumella napoletana, e successivamente nella moka, l’alleato classico delle origini, mettendo in chiaro le regole su come fare un buon caffè espresso, soprattutto se si utilizza una materia prima di assoluta qualità.
La tipica caffettiera casalinga della tradizione è l’emblema dell’espresso proprio perché filtra la polvere di caffè, e la pressa a dovere, per ottenere un liquido particolarmente concentrato.
La storia della bevanda si intreccia alla produzione delle macchine per il caffè
La nascita dell’espresso è legata alla Torino di fine Ottocento, e all’ideazione di un’innovativa macchina espresso collaudata da Angelo Moriondo nel 1884. È però necessario attendere gli inizi del Novecento per assistere alla diffusione popolare della bevanda lungo tutta la penisola, e alla rivisitazione del progetto di Moriondo da parte di Luigi Brezza, che nel 1901 presentò la nuova macchina a giornalisti e operatori del settore, aprendo la strada a un più ampio consumo dell’espresso.
La novità della macchina per l’espresso, che nel 1902 vede il passaggio del brevetto a Desiderio Pavoni e la successiva commercializzazione, poggia sulla proposta di preparare il caffè velocemente e in serie, per facilitare l’attività dei baristi, e permettere a tutti di gustare un’ottima bevanda.
L’espresso è simbolo di velocità, la stessa con cui si ottiene il preparato fumante, e della pressione dell’acqua di infusione, che nelle macchine attuali è pari a nove atmosfere, con temperatura inferiore ai cento gradi.
L’espresso è un liquido denso perché la parte solida, che viene estratta dalla polvere di caffè per unità di volume di acqua, è decisamente elevata. La densità è confermata anche dalla schiuma, che contraddistingue la superficie del caffè espresso preparato al bar, così come quella che fuoriesce dalla moka, e inebria del tipico profumo gli ambienti.
Ripercorrendo la storia, nel 1940 la macchina dell’espresso tocca un nuovo punto di evoluzione, ed entra nell’età moderna grazie all’arrivo sul mercato delle prime macchine da caffè a pistone prodotte da Gaggia, che fanno da contraltare a quelle a vapore, punta di diamante del settore nella prima metà del Novecento.
L’evoluzione nel Novecento
Nell’Italia del Novecento l’utilizzo del caffè espresso si evolve e diventa trasversale. A berlo sono gli appartenenti a tutti gli strati sociali. A farne grande uso sono in particolar modo i componenti della media e piccola borghesia e gli operai, che trasformano il consumo in un autentico rito. Bere un caffè espresso da soli o in compagnia diventa un pretesto per dedicarsi una coccola o socializzare, e scambiare opinioni con gli altri, come ci insegnano le storie vissute all’ombra del Vesuvio, che hanno fatto del territorio partenopeo e dell’espresso napoletano un interessante pezzo di storia della bevanda.
Nei primi decenni del ventesimo secolo, con l’aumento dei flussi migratori italiani verso America Latina, Stati Uniti, Germania e altri stati europei, la diffusione del caffè espresso vola oltralpe e oltreoceano, facendo degli italiani all’estero gli ambasciatori della bevanda.
Sono invece i turisti stranieri, che scelgono di visitare il nostro paese in massa a partire dalla seconda metà del Novecento, a decretare una nuova fase di successo per l’espresso, che diventa oggetto di esportazione a tutte le latitudini.
Competenza, innovazione e l’arte del gusto caratterizzano le macchine espresso del 21mo secolo
Le macchine per l’espresso del 21mo secolo si sviluppano all’insegna della tecnica e dell’innovazione, tenendo ben saldo anche l’aspetto culturale, e l’arte di preparare un buon caffè secondo le regole che ci suggerisce la tradizione.
Il terzo millennio può contare sullo sviluppo di macchine per l’espresso che mettono al centro il ruolo della caldaia, il controllo che ruota attorno alla portata del flusso, il design, il maggior grado di automazione, lo sviluppo dell’elettronica, e l’uso di soluzioni smart. Alle macchine professionali e semiprofessionali di ultima generazione, in uso a bar e ristoranti, si affiancano le proposte casalinghe a cialde o capsule, che rappresentano il nuovo modo di bere il caffè a casa, nel pieno rispetto della consuetudine.
Il caffè espresso icona della cultura ed espressione di autentica socialità
Nella cultura italiana il caffè espresso rappresenta da sempre un simbolo, lo stesso che sta spingendo l’UNESCO a riconoscere la bevanda come patrimonio immateriale.
Le miscele selezionate, la lunga tradizione, la forte passione per l’arte della preparazione, sono gli elementi sui quali poggia la cultura italiana del caffè espresso.
In Italia il caffè non viene considerato alla stregua di una semplice bevanda, ma vanta il ruolo di rito quotidiano, che accompagna il risveglio, caratterizza i pasti, rende indimenticabili i momenti di socializzazione, così come le occasioni dedicate alla riflessione, agli incontri e allo scambio di opinioni.
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