Dopo la proclamazione di Agrigento a Capitale Italiana della Cultura 2025, dello scorso 31 marzo, nella Valle si torna a parlare di Igor Mitoraj e del probabile spostamento di Icaro caduto, la possente scultura bronzea collocata da oltre dieci anni dinanzi al tempio della Concordia, dono dello scultore -ormai scomparso- che nel 2011 espose le sue sculture all’interno dell’area archeologica. Da dove qualcuno non se ne volle più andare! E’ , peraltro, argomento “caldo” di questi mesi anche in conseguenza della delibera operata dal Consiglio del Parco della Valle dei Templi, lo scorso febbraio, che ha inserito il trasferimento della scultura, in più congrua sede, nelle azioni da eseguire per il 2023.
A tal proposito, abbiamo raccolto l’opinione di Alberto Samonà, ex assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana che tanto ha frequentato la città e le sue meraviglie.
Igor Mitoraj, col suo Icaro caduto ai piedi del Tempio della Concordia, è tornato prepotentemente alla ribalta della cronaca negli ultimi mesi, in seguito anche al parere espresso dal sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi.
“Già. Concordo pienamente con quanto espresso da Vittorio Sgarbi -mio caro amico peraltro- che vede la scultura di Mitoraj come un’opera dalla connotazione scenografica classica quindi compatibile col luogo in cui è stata collocata. Ma non si può, allo stesso tempo, permettere che un tempio sacro diventi lo sfondo per una scultura nella sua dimensione teatrale di finzione.”
Lei è stato assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, in quota Lega, durante il precedente Governo Musumeci. Torna il tema del dialogo fra antico e moderno, poco caro forse ai partiti di destra?
“Assolutamente no. Non ritengo questa la sede opportuna per entrare nel merito del dialogo, spesso interessante, fra l’antico e opere d’arte contemporanee, tanto più che proprio la Valle, in passato, è stata luogo di mostre che hanno proposto queste sperimentazioni con risultati anche apprezzabili. Le mostre però hanno, per loro stessa natura, il carattere della temporaneità. Ed è proprio questa condizione che è venuta a mancare nell’arco di una permanenza ultra decennale della scultura bronzea, andando quindi decisamente oltre quelle che sono le suggestioni di un’esposizione temporanea.”
-Quindi anche una questione squisitamente di tempi?
“Non solo. Ma ritengo che i tempi siano maturi per sgomberare lo spazio e il Parco Archeologico ha fatto bene a disporre lo spostamento della scultura, regalata dall’autore a conclusione di una sua mostra, magari in un’apposita area dedicata al Contemporaneo”.
In virtù anche della nomina della città a Capitale della cultura 2025?
“Certo, è bene che questo avvenga a breve, proprio in vista della rinnovata attenzione mediatica e alla gran mole di pubblico di cui Agrigento potrà godere grazie a questo titolo. E’ importante, infatti, che la protagonista torni ad essere Agrigento, con i suoi templi, con la sua storia, con il suo centro storico ela delizisa via Atenea. Contestualmente è bene che si restituisca la scena allo spazio sacro del tempio, un monumento unico al mondo, che, dal 2011, fa da sfondo involontario ad un’opera che -benchè non contasti con l’antico perchè improntata alla sua imitazione- ne limita lo spazio in primo piano. Un atto dovuto alla nostra storia e alla nostra memoria.”
E’ una questione prettamente “estetica”?
“E’ sempre una questione estetica, nel senso proprio etimologico del termine che è quello di “sensazione”. Il messaggio di un’umanità caduta, che non riesce più a volare, in pratica il simbolo dell’antieroe penso che poco abbia da condividere con il linguaggio di un mito solare e classico che parla la lingua antica e, al contempo attualissima, della civiltà mediterranea, dell’uomo che guarda al divino ed edifica templi agli dei che ne rappresentano le manifestazioni su questo piano di esistenza”.
Durante il suo assessorato, Lei ha intrapreso stretti rapporti di collaborazione con la città di Atene che ha continuato a mantenere. Quanto ha influito questo sulla sua opinione?
“Non ha influito direttamente: la mia opinione è data da una visione che necessariamente prevede una lettura corretta e non occasionale del patrimonio culturale. Agrigento e i templi della Valle sono già di per se stessi uno spettacolo unico al mondo, proprio come lo è l’Acropoli di Atene. L’antica Akràgas non ha bisogno di altro o meglio, ha bisogno… questo sì… dell’amore e della consapevolezza di noi Siciliani che siamo chiamati a un compito entusiasmante e cioè far conoscere i nostri templi a tutto il mondo, divenendo finalmente custodi consapevoli di questa bellezza unica, intrisa di mito e di storia.
Anche a costo di esprimere un’opinione “controcorrente”?.
Assolutamente sì.”
Ci saranno polemiche?
“Come sempre. Ma polemizzare sull’arte fa bene alla salute e allo spirito.”
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