Sempre più società si affidano a una comunicazione green, ma non sempre questa rispecchia la realtà. Immaginate di passare vernice verde su una parete rovinata per nascondere le crepe e le imperfezioni: questo è il Green Washing.
Il Green Washing più da vicino
Il Green Washing è una strategia di marketing utilizzata da alcune aziende per attirare quei consumatori attenti ai valori della sostenibilità. Da una parte c’è un interesse di immagine dell’azienda stessa, dall’altro c’è l’ovvio desiderio di accrescere il proprio fatturato.
In Italia questo comportamento fino al 2014 era controllato e sanzionato dallo Iap e dall’antitrust, seguendo l’esempio della FTC americana, che nei primi anni duemila ha stilato le linee guida per l’utilizzo dell’environmental marketing claims. Oggi in Italia è controllato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e anche Bruxelles di recente ha stabilito nuove norme. Le modalità con cui si fa del Green Washing sono le più disparate: dall’uso di immagini suggestive all’utilizzo di un linguaggio vago o specializzato, così da non essere comprensibile al vasto pubblico.
Anche la creazione di appositi gadget può trarre in inganno il consumatore: immaginate un’azienda che produce una bottiglietta ecosostenibile, nascondendo però un processo produttivo enormemente dispendioso dal punto di vista dell’impatto ambientale. Come accertarsi di questa attività ingannevole da parte delle aziende? Verificare la presenza di certificazioni ambientali, come gli standard Emas, Iso 140001 e Grs, che devono essere fedelmente riportati dalle stesse società.
Ma come si può essere davvero sostenibili?
Per aderire a un’attività ecosostenibile, l’azienda dovrebbe adottare il pieno utilizzo di energie rinnovabili e ridurre al minimo consumi e sprechi. Il profitto non è incompatibile con la sostenibilità, e anzi garantirebbe all’impresa di mostrarsi molto avanzata agli occhi dei potenziali partner e clienti.
Per quanto riguarda i consumi, ci si può facilmente rivolgere a compagnie che propongano piani tarati specificamente per fornire luce alle aziende, che siano però completamente green. L’efficienza energica permetterebbe anche di risparmiare sulle bollette e di ottenere importanti detrazioni fiscali. Da questo punto di vista, l’installazione di pannelli solari e di più moderni sistemi d’illuminazione sarebbe la via più conveniente per imboccare questa virtuosa strada. Particolare attenzione andrebbe poi dedicata alle emissioni inquinanti e al minuzioso riciclaggio di materiali di scarto, come quelli degli imballaggi.
L’approccio plastic free, unito a quello della raccolta differenziata, aiuterebbe non poco la creazione di una vera e propria economia circolare. Ma la responsabilità di questi comportamenti non ricade solo sull’azienda: anche i dipendenti giocano un ruolo fondamentale in questa battaglia. Un coinvolgimento del personale nell’attività di smart working – che permetterebbe di abbattere parte delle emissioni di CO2 dovute al traffico di auto – e una sua maggiore sensibilizzazione a queste tematiche garantirebbe all’azienda di rappresentare veramente un valore aggiunto per sé stessa e per la comunità nella quale agisce.
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