Il governatore siciliano si prepara al rimpasto di giunta. “Sarà un restyling, più che un rimpasto e non avrà carattere punitivo” ha detto il presidente della Regione. Saranno almeno 3 i cambi e coinvolgeranno tutti i maggiori partiti che sostengono l’esecutivo regionale. Tra i nomi c’è quello di Mimmo Turano. L’ipotesi è che il rimpasto possa compiersi a luglio, prima della pausa estiva. “Non c’è alcuna tensione nella maggioranza. Adesso ci accingiamo al turno di ballottaggio dove il centrodestra è compatto. Le scorie e i litigi, come ne avvengono in ogni famiglia, li lasciamo alle spalle. Si parla di tensioni in giunta, di rimpasto, e non di quello che stiamo facendo. Leggiamo sui giornali falsi scoop, ma il clima in coalizione è sereno”, ha tenuto a precisare il governatore. Tuttavia non accenna a placarsi la pressione di Fratelli d’Italia sul governatore per limitare i cambi in giunta al solo Mimmo Turano. La Lega, come reazione, contrattacca accusando i meloniani di scorrettezza. Tra i due contendenti è emersa l’intenzione di Schifani di sostituire tre assessori, tra fine giugno e primi di luglio, sottolineando che: “Non sarà una vendetta ma una mossa per rilanciare l’azione amministrativa. Più che un rimpasto sarà un restyling. Faremo una valutazione ad ampio raggio e non avrà carattere punitivo”. Secondo quanto trapelato, ovviamente non ufficialmente, i tre sarebbero, oltre Turano, l’assessore di Fratelli d’Italia, Francesco Scarpinato, scivolato a dicembre sul caso “Cannes”, e l’assessore al Bilancio, Marco Falcone. Altre indiscrezioni prospettano che sia in bilico anche la collega alla Sanità, Giovanna Volo. Il presidente della Regione è impegnato nel frattempo nella riorganizzazione complessiva del suo partito, Forza Italia, caldeggiata personalmente da Berlusconi. E Schifani ammonisce: “Dico solo che sarebbe un peccato dover assistere di nuovo a dibattiti fini a sè stessi e autoreferenziali, magari appresi dalla stampa, senza un confronto vero all’interno del partito. Bisogna ascoltare la voce di tutti, anche dei dirigenti che lavorano sul territorio, che sono radicati in esso, e che costituiscono il nerbo di ogni partito. In Forza Italia, nello specifico, amministrano e dettano strategie per creare consenso e rafforzare le linee liberali del partito. Sono convinto che Berlusconi terrà conto del gradimento elettorale espresso nelle diverse aree del Paese. Purtroppo in passato questo non è accaduto. Non abbiamo bisogno di una Forza Italia con una classe dirigente del Nord e con i voti che vengono dal Sud. E’ uno strabismo che va corretto. Lo dissi già nel 2021 al presidente. Andai in Sardegna e consegnai a Berlusconi una mappa dalla quale si evinceva che l’85 per cento dei ruoli di partito, parlamentari e istituzionali era ricoperto da esponenti del Centro Nord. Ora la percentuale è addirittura aumentata. Eppure ricordo che in Sicilia Forza Italia è al 14,7 per cento, in Lombardia al 7 e nel Lazio all’8”.