La larga risonanza mediatica che ancora in queste ore continua ad avere la notizia della sua scomparsa, di questo prete-terremoto e vescovo-anticamorra, – come è stati da più parti definito – ha fatto rivivere in molti, anche in terra agrigentina, il suo gradito ricordo.
Un ricordo ancora vivo, soprattutto tra gli insegnanti di religione (IdR) della nostra arcidiocesi, con i quali si è intrattenuto in più di una occasione, e soprattutto in un indimenticabile Convegno che si è tenuto a Favara, in una delle sue ultime venute in terra agrigentina, poco più di un decennio fa. E su facebook, ancora in queste ore continuano le attestazioni di cordoglio e stima da parte di tanti, soprattutto insegnanti agrigentini di religione che ancora ricordano tale Convegno del febbraio 2006.
Monsignor Antonio Riboldi, per tutti don Antonio, prima è stato parroco a Santa Ninfa (TP), una città della Valle del Belice, nel difficile periodo del terremoto del 1968 e quindi egli anni a seguire. Rimasta famosa la sua iniziativq, quando in perfetto accordo con i dirigenti scolastici e gli insegnanti di religione della città, propose ai bambini delle elementari di scrivere ai deputati ed ai ragazzi delle medie ai senatori, una lettera su un tema che doveva essere descritto con e la massima spontaneità. Ecco il testo precis: “Descrivi al deputato o senatore come vivi in baracca e come attendi una casa”. Le letterine suscitano un clamore mediatico incredibile, ebbero l’effetto di una vera e propri bomba, perché punsero salutarmente la coscienza di molti, costringendo i politici a tirarne le conseguenze, assumendosi le loro responsabilità.
Poi fu nominato vescovo di Acerra il 25 gennaio 1978 dal Beato Papa Paolo VI, , facendo il suo ingresso in diocesi il 9 aprile dello stesso anno, in una sede vacante da 12 anni.
Pastore dalla voce forte ed autorevole in favore dei terremotati del Belice, in Sicilia, che vivevano al freddo nelle baracche, coraggioso e sprezzante del pericolo in terra di camorra, quando fu nominato vescovo di Acerra, dove fu apprezzato pastore dal 1978 al 2000, negli anni in cui i morti si contavano a centinaia. E lui stesso fu esplicitamente minacciato di morte e costretto perciò a vivere a muoversi sempre accompagnato dalla scorta, cosi come non pochi lo ricordano anche in terra agrigentina.
Da vescovo emerito di Acerra (NA) si è spento all’alba di ieri all’età di a 94 anni, a Stresa, in Piemonte, presso la casa della famiglia religiosa rosminiana a cui apparteneva e dove si trovava da qualche tempo.
Ricordando la sua giornata trascorsa a Favara con gli insegnanti di religione, debbo dire che non solo ha sicuramente ha inciso positivamente nel percorso di vita spirituale dei partecipanti al Convegno, ma ha stimolato efficacemente a cambiare anche la stessa didattica degli IdR, come ha avuto modo di sentire da alcuni degli interessati, allora impegnato com’ero nel servizio all’Ufficio Scolastico Diocesano.
Insomma, Il Vescovo Riboldi, davvero una gran bella figura !
A quel Convegno di Favara parteciparono in massa tutti gli insegnanti di religione delle scuole di ogni ordine e grado della provincia, appositamente invitati dall’Ufficio per partecipare alla Messa in mattinata nella Chiesa dei Ss Pietro e Paolo, con a seguire un incontro formativo, anche alla presenza dell’allora arcivescovo-metropolita Mons. Carmelo Ferraro e nel pomeriggio, nella grande Sala del Collare del Castello Chiaramontano di piazza Cavour. Un incontro quest’ultimo, sino a tarda serata, sui problemi sociali e della legalità, con il benvenuto dell’allora Sindaco dott. Lorenzo Airò, che aveva avuto anche la cortesia di fare affiggere un pubblico manifesto per dare il benvenuto all’illustre ospite, come pure a tutti gli insegnanti di religione.
Al Convegno di Favara, che ha avuto una partecipazione che è andata oltre ogni previsione, due sono state le relazioni tenute da Mons. Riboldi; la prima in mattinata, sul tema “E venne tra la sua gente…” , nel Salone della nuova chiesa dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo, e la seconda nel pomeriggio, sul tema “Per amore del mio popolo non tacerò … Come essere cristiani oggi”, al Castello Chiaramontano, dove ha incontrato anche le massime autorità cittadine, dal Sindaco Airò, a diversi Assessori, al Presidente del Consiglio Comunale, Stefano Nobile.
Mons. Riboldi da vescovo ha incontrato anche numerosi criminali in carcere, tra cui lo stesso Cutolo che lo aveva minacciato ed al quale ha avuto il coraggio di dire: “…morrò solo quando Dio vorrà, non quando vuoi tu…”. Al Vescovo Riboldi sono attribuiti i pentimenti di alcuni ex camorristi. Anche per questo, dopo la rinuncia all’esercizio episcopale per i limiti d’età raggiunti nel 1999, da vescovo emerito aveva scelto di restare ad Acerra, sino al suo recente trasferimento a Stresa, dove ha concluso la sua vita.
Quattro anni fa, in occasione dei suoi 90 anni celebrati nel 2013 nel Duomo di Acerra, tra l’altro ha detto: “… mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, … amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono”.
Diego Acquisto