A margine del film “Divinazioni”. E ci riferiamo al lungometraggio che proprio in questi giorni viene proiettato ad Agrigento. E dobbiamo subito dire che con intelligente e raffinate capacità questo lungometraggio dell’agrigentino Leandro Picarella, ci pare che si proponga di rappresentare un quadro aggiornato della situazione socio-religiosa soprattutto della Sicilia in generale, ma non solo! Dove – (mi pare un po’ dovunque !) – malgrado il progresso tecnico-scientifico-culturale in tutti i campi, permangono incredibilmente tuttavia, larghe sacche di irrazionale fideismo, che porta a consultare maghi e soprattutto cartomanti. Persone quest’ultime che- come si vede dal lungometraggio – sanno fare bene il loro mestiere.Per il resto l’accenno anche forse fin troppo evidente è quello di una Sicilia, – o forse più specificamente di una terra, – quella agrigentina – che sarebbe una terra in qualche modo magica ed anche misteriosa, i cui abitanti nelle difficoltà, sentono subito il bisogno di ricorrere al mistero e cercare aiuto, purtroppo spesso, in maniera sbagliata. Tutta una problematica questa, che non solo a livello siciliano-agrigentino, ma anche molto più in generale, richiama anche a grandi questioni oggi dibattute sull’approfondimento delle idee dell’antroposofia, che alcuni giudicano il modo più sicuro che può guidare l’uomo d’oggi alla spiritualità. E nel lungometraggio l’esempio più concreto della ricerca sbagliata, è in quel cartomante che spesso domina largamente la scena, e che non infrequentemente dispensa e consiglia braccialetti di cui cerca sempre disperatamente in anticipo di fornirsi, dispensando poi consigli per casi diversi, ma comunque accomunati da quella fragilità psicologica ed umana, che, nel bisogno, tende sempre a cercare un aiuto che si spera possa arrivare da una forza occulta e misteriosa. In questo senso non è difficile scorgere quell’ansia umana di cui parlava ai suoi tempi, il grande Agostino di Tagaste (354-433) che personalmente ne aveva anche fatto larga esperienza, cioè quell’inquietudine del cuore umano che non trova riposo sino a quando non trova davvero il giusto sbocco, che per lui è stato l’incontro con l’uomo-Dio, Cristo Gesù di Nazareth, annunciato a Milano dal grande vescovo Ambrogio. Il lungometraggio offre anche spunti di riflessione, perché può far pensare, per esempio, al “Mestiere di vivere” quell’opera complessa di appunti frammentari, pensieri, sensazioni, travaglio di vita, che non trovando lo sbocco giusto, si conclude col suicidio del suo autore, Cesare Pavese il 27 agosto del 1950.
O ad altre opere moderne dove abbonda l’inquietudine dell’animo umano ora in tono tragico, ora ironico, ma comunque sempre in modo profondamente irrequieto, sollecitando a riflettere sul vero senso della vita, della morte, dell’anima.
Insomma, il lungometraggio “Divinazioni” richiama a quello che oggi alcuni tra i più laicamente illuminati, propongono: cioè l’approfondimento delle idee che riguardano la cosiddetta “antroposofia”, cioè una filosofia che proponendosi di scandagliare nel profondo l’animo umano, viene considerata il modo più sicuro che può guidare l’uomo di oggi alla spiritualità, “purché egli lo voglia”.
E se il lungometraggio sollecita in qualche modo a tutto questo, ci auguriamo davvero che abbia successo.