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Home » L’angolo di don Diego » Fermenti di rinnovamento nella Chiesa agrigentina che si confronta adesso con la sinodalità

Fermenti di rinnovamento nella Chiesa agrigentina che si confronta adesso con la sinodalità

Valentina Alaimo Di Diego Acquisto
7 Novembre 2021
in L’angolo di don Diego
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Il messaggio è  anzitutto che “senza sinodalità non c‘è Chiesa”, cosi come titola “L’Amico del Popolo”, nel lunghissimo ultimo editoriale del direttore Petrone,  in cui riportando  quasi integralmente le relazioni degli ultimi discorsi ufficiali nei passaggi più impegnativi, non è difficile  cogliere pure una venatura autocritica di fondo, per il periodo in cui questa sinodalità se non  trascurata o addirittura perseguitata, certamente  non è stata tenuta nel conto dovuto. Come adesso invece ci si propone.

Un situazione questa di sinodalità non valorizzata,  anche di un passato non remoto, di cui è possibile trovare tracce comunque sufficienti anche  sullo stesso settimanale.

Adesso si ribadisce che “Sinodo significa camminare insieme”….ed il “camminare insieme costituisce la Chiesa”…“diversamente non è Chiesa”…..”Il sinodo non ci deve aiutare ad uniformare la Chiesa, ma ad esaltare la diversità”…. “Sinodo è …..consapevolezza di essere convocati….non ci siamo scelti,  non ci siamo messi d’accordo….Noi siamo stati convocati da Qualcuno senza che ci siamo messi d’accordo. Siamo stati convocati per essere un popolo”.

Che messaggio forte ed impegnativo! quanta fragilità in alto ed in basso, negli anni passati, abbiamo  toccato  con mano !

Credo che bastino anche solo queste citazioni per cogliere lo spirito davvero innovativo, con cui la Chiesa Agrigentina, come richiesto da Papa Francesco, ha voluto iniziare il cammino sinodale, venerdì 29 ottobre scorso, nella prima memoria liturgica del giudice beato, il canicattinese Rosario Angelo Livatino.

Una Chiesa  quella Agrigentina, che anche con l’opportunità del cambio della guida pastorale al vertice, vuole e  sente di essere più  decisamente impegnata a superare la perenne tentazione dell’immobilismo, puntando all’orizzonte ideale di un cammino sinodale che è poi il traguardo pastorale della Chiesa tutta nella sua cattolicità.

Un messaggio  questo  del Sinodo, che facendo sintesi di unità nella diversità,  ci pare davvero costitutivo essenziale  del dna della nostra fede, alla cui base  c’è il mistero trinitario,  mistero contemporaneamente di diversità e di comunione. Un mistero che la Chiesa ha la vocazione ed  il dovere, per quanto umanamente possibile, via via anche con fatica, in qualche modo di storicizzare.

Ed  in questi giorni, nel cammino sinodale,  vediamo anche  quello che appena  l’altro ieri, 5 novembre è avvenuto nel presbiterio nelle singole foranie, della nostra arcidiocesi di Agrigento, in cui contemporaneamente è avvenuta, con un  nuovo criterio, l’elezione del Vicario Foraneo. Questa volta non, come la volta scorsa, con l’indicazione di una terna, all’interno della  quale si suggeriva al  Vescovo la nomina. Infatti, stavolta, in tempo reale, poco dopo le ore 12,  il vicario Generale, don Giuseppe Cumbo, in una nota poteva ufficialmente comunicare,  che  “avendo preso atto delle preferenze espresse dal presbiterio”, l’Arcivescovo, mons. Alessandro Damiano, aveva nominato Vicari Foranei i seguenti presbiteri per le  dieci foranie in cui è divisa l’arcidiocesi: 01 – Agrigento – Don Mario Sorce—02 – Aragona – Don Angelo Chillura (succede a don Marco Damanti) —03 – Porto Empedocle–Don Gioacchino Falsone—04 – Cammarata – Don Antonio Cipolla—05 – Santo Stefano Quisquina – Don Emanuele Casola (succede a don Marco Vella)—-06 – Canicattì – Don Calogero Morgante–—07 – Licata- Don Tommaso Pace (succede a don Marco Farruggia )—-08 – Ravanusa- Don Filippo Barbera (succede a don Mario Polisano)—09 – Ribera- Don Giuseppe Argento—–10 – Sciacca – Don Stefano Nastasi.

 Come è facile  notare il cambiamento è avvenuto  in quattro foranie, mente nelle altre è risultato confermato il vicario foraneo in carica nell’ultimo periodo.

Veniva comunicato altresì che “a breve saranno comunicati i rappresentanti eletti per fascia di ordinazione” al fine di avere il quadro completo del nuovo  Consiglio Presbiterale Diocesanorappresentativo dei Presbiteri, diverso dal Consiglio Episcopale, del quale ultimo – (come in passato e come dice lo stesso nome) – fanno solo parte quanti vengono direttamente nominati dall’Arcivescovo.

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