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Home » L’angolo di don Diego » Don Giuseppe D’Oriente: un arciprete stimato e benvoluto lascia Favara dopo un servizio ultradecennale

Don Giuseppe D’Oriente: un arciprete stimato e benvoluto lascia Favara dopo un servizio ultradecennale

Valentina Alaimo Di Diego Acquisto
28 Agosto 2023
in L’angolo di don Diego
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Nella grande Chiesa Madre,    gremita all’inverosimile,  così come la  Piazza Vespri antistante,   domenica sera 27 agosto, Favara, dopo una  solenne concelebrazione, ha voluto  ringraziare il Signore per il  servizio  ultradecennale  che  don Giuseppe D’Oriente, classe 1950,  stimato e benvoluto arciprete, ha prestato alla Comunità favarese e che adesso lascerà Favara, per    trasferirsi nel suo Comune  natio, cioè Santa Elisabetta, per decisione dell’arcivescovo S.E. Mons. Alessandro Damiano.

Don Giuseppe D’Oriente, per alcuni anni , oltre che parroco-arciprete di Favara, è stato anche vicario foraneo; e quindi  ha prestato  un servizio anche alla Forania, che  nel recente passato,  col nome di Forania di Favara, comprendeva anche i  soli Comuni di Aragona e Comitini. Ieri sera, presenti alcuni parroci del luogo e tutte le massime autorità cittadine, con a capo il Sindaco Palumbo, diverse e proprio tante,   sono state alla fine della concelebrazione le testimonianze di    stima   e di affetto, che anzitutto dopo quelle del primo cittadino, sono state pubblicamente espresse. Come ho avuto modo di dire in altra occasione, spesso guardando al “modus operandi”     di don Giuseppe, mi  è venuto da pensare  a quanto ebbe a dire don Primo Mazzolari, che scrisse: “Il prete è un uomo; guai se non lo fosse!”.

E don Giuseppe   davvero lo è  e lo  ha sempre concretamente dimostrato. Il ricordo del grande  don Mazzolari, a cui, pur nella totale  diversità dei tempi e delle situazioni  mi è venuto di pensare, non manca di fondamento osservando lo stile di vita di don Giuseppe D’Oriente.

Uno stile di sobrietà e semplicità che   richiama a vivere la vocazione a cui ognuno è stato chiamato in maniera   personale, con l’impegno ad  incarnarla  concretamente dove si opera, non sottovalutando le peculiarità del luogo. E perciò, per quanto riguarda la specifica vocazione del prete, dato che ogni stile anche di prete è personale, è doveroso ricordare che egli non è comunque   di nessuno perché  è  sempre di tutti;  e che il prete non è prete per sé, non dà l’assoluzione a se stesso, anzi come espressamente chiarisce l’autore sacro della lettera agli Ebrei deve offrire a Dio preghiere e sacrifici per sé e per gli altri, per i suoi peccati e per quelli del popolo. (Eb. 5,1-3).

Ieri sera  in tutti gli interventi,  da tutti è stata messa in risalto la grande dote  di don Giuseppe D’Oriente di sapere ascoltare,  di sapersi calare nelle situazioni concrete delle varie circostanze,  entrare subito   in empatia con le persone, attraverso  il  silenzio, la capacità di ascolto, di discrezione e di saggezza. Come in altre occasioni è stato sottolineato e messo da  tutti in evidenza,   il suo modo di rapportarsi con tutti, da persona semplice e  cordiale, ricco di umanità e di cultura.

Così  come evidenziato, proprio ieri sera,  nell’omelia su S. Giuseppe, da Lui  definito santo dell’ordinarietà della fede, che nelle varie difficili circostanze, richieste dalla situazione,  ha saputo capire e quindi collaborare con il piano di Dio, facendo sino in fondo con umiltà e nel silenzio  tutta la sua parte, perché il piano di Dio potesse .pienamente realizzarsi.

L’ Omelia di don Giuseppe D’Oriente, ieri sera sulle virtù di  S. Giuseppe, davanti ad  un’assemblea numerosissima e silenziosa, di favaresi di tutte le condizioni sociali e  culturali, con un’attenzione che era quasi palpabile,… illustrando la spiritualità del grande Patriarca S. Giuseppe a cui Favara  è legatissima, ha offerto contemporaneamente, oltre ad utilissimi spunti di riflessione per il prosieguo del cammino  della Città, anche la possibilità di toccare con mano la Sua carica interiore di spiritualità, che sorregge il suo cammino personale di crescita nella fede. Un cammino di crescita che è bene che resti sempre  attivo in ogni credente, che davvero vuole vivere le sua fede, nella fedeltà alla propria particolare vocazione, nel ruolo specifico e nel contesto particolare in cui   è stato chiamato.

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