
Con il dichiarato fallimento, da parte del tribunale di Agrigento, di Girgenti acque c’è il rischio approvvigionamento idrico nei comuni serviti dalla società. Più della metà dei comuni della provincia agrigentina, ad eccezione di quelli che non hanno mai ceduto le reti, resterà sulla carta senza un ente fornitore, la distribuzione idrica rimane di competenza al commissario nominato dalla prefettura, che però utilizzerà una contabilità separata, ripartendo da zero. Il sindaco di Agrigento, Franco Miccichè, si sta occupando della vicenda, “posto che – dice- con il fallimento l’azienda non compra più l’acqua. La situazione deve essere risolta”. Quello di avere l’acqua, neanche a dirlo, è un diritto inalienabile da assicurare a chiunque, a costi accettabili e con una adeguata qualità del servizio stesso. Soprattutto in questo periodo di pandemia, la necesità di avere l’acqua, sempre, si fa più forte. E a lanciare “l’allarme approvvigionamento” è il codacons provinciale con Giuseppe Di Rosa che denuncia lamentele sui disservizi al mancato servizio idrico nella zona a Sud di Agrigento: “Se non si corre ai ripari- dice- i disagi non potranno che aumentare di giorno in giorno. I turni nelle zone San Leone, Villaggio Mosè e Cannatello, sono ogni 8/9 giorni. Chi gestisce il servizio ad Agrigento sta dando prova di incapacità o è in malafede, basterebbe una semplice manovra, basterebbe abbassare acqua per i serbatoi di Agrigento e fare aumentare per le zone balneari più popolate nel periodo estivo. Vogliamo- conclude il vice presidente del codacons- che i servizi essenziali, siano trasparenti ed efficienti”.