Nel sesto secolo a.C. Akragas (l’odierna Agrigento) si trovò sotto il governo di una figura che la storia avrebbe consegnato ai posteri come emblema di autoritarismo e innovazione: Falaride.
Giunto in città come appaltatore per la costruzione di un tempio, la sua intelligenza e competenza conquistarono la fiducia dei cittadini. Ma il destino volle che le divisioni politiche del tempo gli aprissero la strada al potere: intorno al 570 a.C. Falaride prese il controllo della città, instaurando una tirannia attraverso un colpo di Stato.
Durante il suo governo, Falaride perseguì un chiaro obiettivo: trasformare Akragas in una potenza regionale.
Le difese della città vennero rafforzate, le mura ampliate, e l’esercito reso efficiente e potente.
Grazie alle sue politiche, il commercio fiorì e Akragas divenne un fulcro economico e culturale della Sicilia.
Tuttavia, non mancarono gli aspetti oscuri del suo regno.
Per mantenere il controllo e l’ordine, Falaride fu inflessibile nei confronti degli oppositori, guadagnandosi una fama legata alla crudeltà.
Emblema di questa reputazione è il famigerato Toro di Bronzo, un dispositivo di tortura che, secondo la leggenda, avrebbe utilizzato per eliminare i suoi nemici, trasformando le urla delle vittime in muggiti attraverso un macabro meccanismo.
Alcuni storici però respingono queste accuse come calunnie create dai suoi detrattori.
La sua caduta giunse nel 554 a.C. con una congiura che segnò la fine del suo dominio.
La sua eredità resta controversa
Invitiamo voi, lettori, a riflettere e commentare: fu un abile uomo politico o un mostro ?
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