Bottigliate, coltelli, tra un gin tonic e l’altro, il conto del disagio sociale viene fuori. Bande di giovani scalmanati e, come sempre, il luogo del misfatto è la zona di San Leone, l’eliporto o il porticciolo. L’ultima rissa tra giovanissimi sabato scorso ma non passa fine settimana senza che i media debbano raccontarne una. E c’è anche un video che racconta la scena: ragazzi che se le dando di santa ragione, ragazze che urlano e il rischio che qualcuno possa restarci freddo. Si teme a San Leone. Temono i genitori per i propri figli, teme la società tutta. Giovani, soprattutto al di sotto della maggiore età, si danno appuntamento in luoghi pubblici per dare vita a enormi risse senza esclusione di colpi ed, in qualche caso, con uso di armi. Luogo, data ed ora d’incontro vengono fissati anche tramite social network. Di disagi Antonella Gallo Carrabba se ne intende. La sociologa, da tanti anni è coordinatrice del centro antiviolenza telefono aiuto di Agrigento. “Gli autori degli ultimi fatti di violenza sono i giovanissimi, segno che è sempre più necessario prestare attenzione ai bisogni delle nuove generazioni- ci dice Antonella Gallo Carrabba-. Sono giovani che si riuniscono non per contestare o per cercare e trovare uno spazio nella società. Agiscono senza avere un chiaro progetto in mente, una sorta di attacco alla società in cui vivono, una violenza distruttiva e senza progettualità. Molti giovani che commettono atti di violenza cercano di raggiungere un riconoscimento sociale o una posizione di supremazia sociale all’interno del loro gruppo di pari.”
Capita ormai di frequente che i ragazzini si diano appuntamento attraverso i social , quale potrebbe essere il motivo scatenante?
“Qualsiasi. Molti si picchiano, moltissimi stanno a guardare. E i video finiscono in tempo reale su Instagram. I social non sono solo un modo di comunicare, in rete c’è buona parte della vita di questi ragazzi, c’ è la musica che ascoltano, c’ è la trap che spesso ha dei testi che rimandano alla violenza e alla droga. Il gruppo può essere virtuoso, ma anche diventare patologico, purtroppo nel mondo social spesso il cattivo esempio è utilizzato per acquisire una rapida popolarità.”
Cosa dovrebbe fare un genitore?
“Deve sforzarsi di capire, ma soprattutto esserci lasciando loro spazio e non mollare mai, perché all’adolescenza che è una fase di ribellione poi seguono la riconciliazione e il ritorno. I ragazzi possono sbagliare, ma ricordiamoci com’eravamo noi alla loro età: hanno tutto il tempo di rimediare e migliorare con il supporto degli adulti. La prima agenzia educativa ad attivarsi oltre alle famiglie deve essere la scuola. Occorre aprire laboratori nel pomeriggio che tengano impegnati i giovani e che studino nuove forme di lavoro. Bisogna dimostrare che gli adulti stanno pensando al futuro dei ragazzi e dare loro fiducia e prospettive. La prevenzione va vista come uno degli elementi di una più ampia azione concertata – comprendente anche interventi di cura e misure di repressione/dissuasione, di riabilitazione e di aiuto alle vittime – finalizzata a ridurre la violenza e ad aumentare la sicurezza. Dato che i singoli elementi sono parzialmente sovrapposti e si rafforzano a vicenda, una strategia complessiva non può fare a meno di nessuno di essi. Tuttavia anche una strategia complessiva non può fare miracoli e pretendere di sradicare la violenza. Quest’ultima farà sempre parte della vita, delle relazioni e delle società umane. Senza perdere di vista questa realtà, i rischi possano essere ridotti ed è possibile apprendere come affrontare la violenza e sviluppare altri modi di espressione e interazione.”
Si può prevenire efficacemente la violenza giovanile?
“Bisogna mettere a punto strategie che combinino misure preventive e misure disciplinari e d’intervento appropriate, come la promozione dello sviluppo dei quartieri, l’organizzazione di attività ricreative facilmente accessibili, la prevenzione della violenza nelle associazioni e nell’ambito di manifestazioni sportive oppure la prevenzione dei conflitti e l’intervento nello spazio pubblico da parte di unità mobili di lavoro giovanile (StreetWork) e di squadre di polizia specializzate in giovani. Importante è l’alleanza tra famiglie, scuole e istituzioni come il Centro Antiviolenza e Antistalking Telefono Aiuto di Agrigento presente dal 2003 nella nostra città attivo contro ogni forma di violenza, disagio e discriminazione. Il Centro offre consulenza gratuita nelle scuole dove promuove l’attivazione di sportelli ascolto finalizzati appunto ad ascoltare i giovani e a supportarli in percorsi mirati a superare ogni forma di disagio ed esclusione sociale”.
Il recapito del centro è 0922-22922 e 351.2712588 ed è presente su Facebook ed Instagram. Per info si può consultare il sito www.vivereilsociale.it
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