È un’annata particolarmente difficile per l’olivicoltura agrigentina e più in generale, siciliana. Le alte temperature e la siccità hanno di fatto compromesso la produzione di olive. Le prime stime di Confagricoltura, parlano di un calo almeno del 30% rispetto alla campagna precedente.
”Malgrado l’olivo sia estremamente resistente alla siccità – spiega il presidente provinciale di Confagricoltura, Rosario Marchese Ragona, che ricopre pure la carica di presidente regionale di Confagricoltura Sicilia – l’acqua mantiene un ruolo fondamentale in determinate fasi del ciclo vitale della pianta. Il caldo anomalo nel periodo di fioritura a maggio e il deficit idrico nella fase di accrescimento a luglio hanno, infatti, creato le condizioni per un’annata molto sfavorevole per la produzione di olive”.
Secondo Marchese Ragona nell’agrigentino le aree più colpite sono state quelle delle coltivazioni lungo la fascia costiera “dove – dice – in alcuni casi le olive sono rimaste talmente piccole che non si è economico neppure raccoglierle. Nell’entroterra agrigentino invece è andato un po’ meglio, però il periodo di raccolta e di molitura è appena iniziato ed è presto per fare una valutazione complessiva”.
Purtroppo, con il caldo e la siccità, la pianta d’ulivo si trova costretta a sacrificare parte della sua produzione e in molti casi sono già visibili frutti secchi attaccati agli alberi, segno tangibile degli scompensi climatici. Anche quando le olive riescono ad accrescersi, lo stress idrico disidrata la polpa e ne compromette lo sviluppo, riducendo la formazione dell’olio.
Spiega il presidente di Confagricoltura Marchese Ragona: “l’annata è stata scarsa di olive ma il prodotto è di ottima qualità. Purtroppo la riduzione delle quantità di olio, quest’anno faranno lievitare il prezzo sul mercato e già si parla di oltre nove euro al chilo”.
Secondo Confagricoltura per l’olivicoltura sarebbero necessari invasi e infrastrutture idriche moderne, oltre a una migliore gestione del suolo, con tecniche volte al contenimento delle perdite idriche. Il settore olivicolo infatti è uno dei protagonisti economici più importanti a livello provinciale.
Sulla crisi del settore olivicolo nella Valle del Belice e più in generale nell’agrigentino, da più parti si chiedono interventi economici per dare un aiuto agli agricoltori danneggiati dall’emergenza climatica, riconoscendo di fatto, lo stato di calamità. “Più che di crisi del settore olivicolo – dice Marchese Ragona – io parlerei di crisi in ampi settori dell’agricoltura siciliana. Abbiamo appena finito di registrare i danni per la siccità, causati alle uve da mosto che, sempre per lo stesso motivo, ora si affaccia la crisi delle olive. Secondo noi si dovrà ragionare con l’Assessorato Regionale all’Agricoltura, in termini di crisi dell’intero comparto agricolo e non solo di quello dell’olivicoltura, perché l’annunciato intervento straordinario della Regione per mitigare il lungo periodo di siccità, non è ancora arrivato!”.
LORENZO ROSSO