MESSINA. I Pm di Messina hanno iscritto nel registro degli indagati alcuni magistrati del pool che si occupò nelle prime battute dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, fuorviate da depistaggi che hanno allontanato per anni la verità.
Agli indagati e alle persone offese oggi la Procura ha notificato l’esecuzione di accertamenti tecnici irripetibili.

Gli accertamenti irripetibili riguardano l’analisi di 19 cassette su cui vennero registrati una serie di interrogatori e che potrebbero essere danneggiate dall’ascolto. Da qui l’esigenza che all’esame partecipino i legali delle persone coinvolte con l’ausilio di consulenti.
Dopo 27 anni da quel tragico 19 luglio 1992, dunque, si apre un nuovo squarcio.
Tra coloro che indagarono sulla strage e che gestirono il falso pentito Vincenzo Scarantino, figurano oltre Carmelo Petralia (procuratore aggiunto a Catania) e Anna Maria Palma (avvocato generale di Palermo), anche Nino Di Matteo (attualmente alla Dna) e Giovanni Tinebra (ormai deceduto).
Solo pochi giorni fa Scarantino ha ritrattato le sue accuse ai pm, facendo un clamoroso dietrofront: “Non furono i pm a orchestrare il depistaggio sulla strage Borsellino, furono solo i poliziotti. Il dottor Di Matteo non mi ha mai suggerito niente, il dottor Carmelo Petralia neppure. Mi hanno convinto i poliziotti a parlare della strage”
Intanto, per il depistaggio (accertato con la sentenza Trattativa), sono indagati e sotto processo proprio tre poliziotti a Caltanissetta: Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei.
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