Dalla “Muntagnè della Pace” di Favara, al Breviario, per un messaggio emblematico al mondo di oggi.
Chi scrive si trova a Favara, sulla collina Belvedere, in un’abitazione proprio vicina alla gigantesca, monumentale statua di Gesù-Sacerdote con le braccia spalancate che vuole tutti abbracciare e benedire.
Siamo vicini, ad appena qualche centinaio di metri per via d’aria, dalla “Muntagnè della Pace”, altro posto suggestivamente davvero incantevole di Favara e fortemente emblematico soprattutto in questo particolare momento.
Stavo recitando il Breviario mattutino, quando mi giunge notizia di nuove disposizioni legislative da parte del Governo e segnatamente da parte del Ministero del Turismo, per lo sviluppo dell’“Offerta turistica dei cammini religiosi italiani”.
Un progetto governativo questo che, mentre nella preghiera sfoglio il Breviario, giudico provvidenziale, perché leggo che si parla proprio del “miglioramento della fruibilità dei percorsi in termini di sicurezza.”
Sappiamo infatti bene tali luoghi di “cammini religiosi”, spesso si trovano in luoghi elevati; luoghi che, normalmente, fanno sorgere in tanti un sincero desiderio di raggiungerli sino alla parte più alta; un desiderio però che troppo spesso, rimane inappagato, per comprensibili motivi, ma che migliorando davvero il percorso, con generale soddisfazione, potrebbe far gustare – finalmente – la gioia di una concreta attuazione.
Mentre con il Breviario in mano, passano per la mia mente questi pensieri e desideri, penso anche alla scena di manzoniana memoria, di don Abbondio che apre e sfoglia il suo Breviario, quando viene raggiunto dai “bravi”, che, allora, si sapeva chi erano.
Pensieri che mi vengono in mente, anche in riferimento ad una recente pubblicazione, col titolo di “Breviario”, di un noto giornalista, come Corredo Augias, che in questi giorni sta facendo discutere.
Perché Breviario è una parola davvero bella, semanticamente ricca, e per questo scelta per il titolo della sua pubblicazione ; poi però il titolo viene completato, aggiungendo “per un confuso presente”.
Il che induce ancora ad aggiungere che per sperare di riuscire a inquadrare il tutto, oltre al cristallo anteriore si richiede anche lo specchietto retrovisore. Fuori da ogni metafora, osservando l’attuale confuso – molto confuso – presente, l’umanità deve guardare non solo di fronte, ma anche alle spalle, per cercare la salvezza.
E quindi Corrado Augias richiama , anche nel titolo, al senso alla frase di Francesco Petrarca: “Simul ante retroque prospiciens”, cioè guardando contemporaneamente, davanti e dietro.
Perché, noi siamo perfettamente nel presente che scorre, tra ciò che è stato e ciò che sarà. E siamo obbligati, per non correre seri pericoli, a guardare di fronte, dietro e forse anche ai lati, … su e giù… per cercare una salvezza.
In questo senso, recuperando questa capacità di guardare in tutte le direzioni, apprendiamo con piacer la decisione o precisazione sulla Festa di Natale, cioè il dietrofront dell’Istituto Universitario che ha sede a Fiesole, di modificare secondo quanto avevano pubblicato alcuni giornali, di chiamare “Festa d’inverno” anziché “Festa del Natale” il prossimo 25 dicembre ….. per essere in consonanza con il linguaggio suggerito dal Piano per l’uguaglianza etnica e razziale, che raccomanda l’uso di un linguaggio inclusivo nelle varie attività dell’Istituto.
La precisazione chiara e precisa, senza possibilità di equivoci, ha tenuto a ribadire che : “Non sono tuttavia previste modifiche alla programmazione della festa di fine anno interna all’Istituto universitario europeo, che continuerà ad essere caratterizzata da attività tradizionali legate al Natale, parte integrante del patrimonio culturale europeo”.
E continuando a sperare in una moltiplicazione di amore, pazienza, capacità di ascolto e dialogo, senza ridurre il Natale solo ad un invito di rassicurante e vuoto “buonismo”, nel rispetto delle nostre radici e migliori tradizioni culturali, bisogna ribadire che Natale, è davvero una festa per tutti. Proprio per tutti: per i cristiani, per chi non crede, per chi appartiene ad altre religioni. Proprio per tutti, credendo se necessario, anche nell’utopia.