
Da Parigi ad Agrigento, passando per Sambuca di Sicilia. “Storia” di Sylvie Clavel, artista francese conosciuta per la sua straordinaria arte di annodare i nodi. Il suo ultimo lavoro in corda, con miliardi di nodi si chiama “Kronos” ed è una scultura che rappresenta il Titano, dalla faccia africana e con il ventre aperto, che Sylvie aveva iniziato ad annodare nel lontano 2017. Pazientemente, nodo dopo nodo, questa volta l’artista è riuscita a comporre una figura che potrebbe presto prendere posto in qualche museo. Ad esempio a Sambuca di Sicilia dove già esiste uno spazio a lei dedicato e anche particolarmente visitato presso la Chiesa di San Sebastiano. Con un passato da danzatrice, esercitato con grandi compagnie dirette da Carolyn Carlson e Francoise Verdier, Sylvie Clavel a diciotto anni scopre lo yoga e durante un soggiorno in America impara l’arte del nodo grazie ad un libro di Dona Z. Meilach dal titolo “Macramè”. “
“Il nodo piatto, la mezza chiave, il nodo della scimmia – spiega l’artista, al lavoro nel suo atelier – li ho trovati fra le pagine di quel volume. Per me, annodare è un gesto semplice e universale. Le corde, i fili legati insieme, uniti nella giusta tensione, riescono a raggiungere una forma, una figura desiderata. Quelle cose, quei materiali, sottomessi o irrequieti, rispondono al mio desiderio di esteriorizzazione, di distaccarmi da me stessa. Non ho altri strumenti, nel mio lavoro, se non le mie mani e le mie dita, a contatto con le corde intrecciate”.
Le sue opere sono esposte fra Parigi e la Sicilia. Prima dell’approdo nella città dei templi, Sylvie ha vissuto un lungo periodo di tempo nel paese di Sambuca, località che le ha riconosciuto la sua arte dedicandogli varie mostre e uno spazio espositivo.
“In questo mio lavoro artistico – continua Sylvie – occorre raccapezzarsi fra i cordami e non perdere mai il filo. Confesso che non controllo la materia con la quale lavoro, ma è lei che controlla me”. Il nodo è un qualcosa che trova posto in tutti i simbolismi, occidentali o orientali, religiosi o mitici, come emblema di legame o di liberazione. Dietro ogni lavoro di questa artista c’è “il disordine” e la confusione; il caos, il non sapere quello che succederà rispettando la creazione e il risultato. Tutto avviene senza strategie e calcoli. La Clavel sviluppa l’annodatura, spesso a partire da una maschera africana originale, attorno ad una struttura in legno o metallo.
“Bisogna pretendere molto da se stessi – continua Sylvie Clavel. – Ad ognuno di noi è data la possibilità di dare un senso alla propria vita, un senso interiore che trovi immergendoti in te stesso, destabilizzandoti e disequilibrandoti continuamente”.
Le creazioni di Sylvie rimandano a figure archetipiche sedimentate nell’inconscio collettivo – ha scritto Evelina barone a proposito delle sue opere. Spesso le sue sculture, come nel caso di Kronos, sono di grandi dimensioni e il processo creativo diviene un rituale psicofisico in cui lo yoga incontra l’arte del nodo. “L’arte è un modo per sognare insieme – conclude Sylvie Clavel – per trasformare il mondo e creare un rapporto con l’ambiente. Vedere una mostra, salvaguardare gli artisti non sono azioni superflue ma necessarie per la crescita di una città”.