Il giornalista Lirio Abbate chiamò il mio avvocato dicendogli che, se avessi denunciato i giornalisti Messina e Zoppi per diffamazione, l’Espresso avrebbe pubblicato un dossier su mie presunte e inesistenti pratiche pedopornografiche in Tunisia. Dissi al mio avvocato di riferire ad Abbate che non avevo nulla da temere”. Lo ha detto l’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, deponendo al processo per calunnia e diffusione di notizie false ai collaboratori dell’Espresso Piero Messina e Maurizio Zoppi, autori dell’articolo sulla presunta intercettazione tra Crocetta e il suo medico, Matteo Tutino. Nella conversazione telefonica, sempre smentita dalla Procura, i due avrebbero parlato dell’allora assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino. Il medico, accusato di falso, truffa e peculato, avrebbe detto a Crocetta: “Lucia Borsellino va fatta fuori, come il padre”. Dell’intercettazione, però, come ha ribadito oggi il perito del giudice, non c’è traccia nel fascicolo che riguarda Tutino. “Respingo le calunniose accuse fatte oggi da Crocetta nei miei confronti”. Lo afferma il vice direttore de L’Espresso Lirio Abbate in merito alla deposizione dell’ex presidente della Regione Sicilia nel corso del processo per calunnia e diffusione di notizie false nei confronti di due collaboratori del settimanale. “Non ho mai pronunciato o pensato le frasi che l’ex presidente della Regione ha detto davanti ai giudici – aggiunge Abbate – E non mi risulta l’esistenza di un dossier della natura di cui parla Crocetta”.
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