E’ balzata agli onori della cronaca per il suo modo di lavorare in Francia per contrastare il Covid 19. Rea Lo Dico è un medico agrigentino, da 15 anni vive a Parigi dove lavora come chirurgo oncologo digestivo Saint Louis-Lariboisiere.
Oggi è stata intervistata dall’importante organo informativo “La Presse” a cura di Antonella Scutiero. Intervista che AgrigentOggi vi ripropone.
“In Francia la situazione è fuori controllo, l’Italia ha ancora un piccolo vantaggio che spero vivamente riesca a mantenere”.
Il sito di Lariboisiere è stato dichiarato centro Covid intra muros – cioè all’interno della città – già durante la prima ondata di Coronavirus. All’epoca abbiamo interrotto tutte le attività extra Covid, ora le abbiamo ridotte al 20% ma in generale gli ospedali sono sotto pressione. Tra l’altro uno dei problemi è che tantissima gente entra nel panico e va al pronto soccorso intasando le strutture, quando in realtà nella maggior parte dei casi si hanno pochi sintomi e la malattia è facilmente gestibile a casa.
Gli ospedali sono pieni?
Siamo al 70% del tasso di occupazione delle rianimazioni con una stima che va fino al 90% in settimana. Domani dovrebbe parlare Macron, qui temiamo un lockdown o chiusure localizzate, c’è molta tensione.
I numeri dei contagi sono altissimi…
In Francia sono fuori controllo, lunedì eravamo oltre 50mila ma col weekend il numero è sottostimato, pensiamo siano molti di più, adirittura 100mila. Questo perché non c’è stata una vera politica restrittiva come c’è stata in Italia, che ha un piccolo vantaggio e spero non lo perda. La curva ha iniziato a risalire prima dell’Italia perché la scuola qui è ripartita prima.
La riapertura delle scuole ha peggiorato la seconda ondata?
Quello che sembra è che la riapertura della scuola abbia favorito i contagi perché bambini e adolescenti essendo per lo più asintomatici hanno fatto da vettore per tutti gli altri.
Pensa che l’Italia abbia reagito meglio della Francia?
Mentre in Italia stanno mettendo in atto già adesso piccoli lockdown, perché di questo si tratta, in Francia hanno stabilito il coprifuoco solo dieci giorni fa, ma o richiudono nei prossimi giorni oppure non so che succede. La pressione all’ospedale comincia a essere elevata, molto personale è positivo.
Cosa succede in questi casi?
Devi stare in isolamento una settimana se non hai sintomi. Erano dieci giorni ma li hanno ridotti a sette, non se lo possono permettere.
E se ci sono sintomi?
Se hai sintomi stai a casa fino a due giorni dopo la scomparsa dei sintomi.
Non fate il tampone per verificare la negatività?
Non serve a molto, i tempi sono lunghi perché si stanno facendo molti tamponi e quindi il risultato rischia di arrivare dopo un bel po’.
Che tempi ci sono?
Alcuni laboratori danno i risultati dopo 48 ore altri dopo 5 giorni, è molto variabile.
Notate anche in Francia un maggior numero di pazienti giovani?
Giovani e sani si sono sempre ammalati, non è vero che il Covid lo prendevano solo gli anziani. È vero che in rianimazione pazienti che hanno problematiche associate, cardiovascolari o tumorali, giovani o vecchi che siano. Ed è vero che oggi i pazienti sono gestiti meglio perché conosciamo meglio il virus; sappiamo che vanno somministrati anche anticoagulanti, che un antivirale ha dato risultati, poi ci sono i cortisonici. Insomma è migliorata la gestione globale del paziente. Poi certo, l’età media di diffusione si è abbassata, perché ormai il contagio è diffuso.
Anche in Italia la situazione ospedaliera inizia a preoccupare…
Non si può parlare assolutamente di collasso. Ci sono Regioni che soffrono di più, come la Lombardia o la Campania, perché hanno densità di popolazione più alta, ma a livello nazionale il numero di posti di rianimazione in Italia resta sufficiente. Poi certo bisogna vedere come evolve nelle prossime settimane. In Francia la situazione è tragica, in ospedale ci sono 75 posti letto 5 rianimazioni e due sono piene. C’è anche da considerare le patologie non Covid.
Trova adeguate le misure dell’ultimo Dpcm?
Il problema è che rifare un altro lockdown dal punto di vista economico è molto difficile, ho l’impressione che ci stiamo a questo ma avvicinando spero non accada perché siamo al tracollo economico e ne pagherebbe le spese anche la sanità. Le scelte che sono state fatte sono di necessità non di piacere, sicuramente non faranno piacere a chi ha le attività chiuse dalle ultime misure, ma in qualche modo si deve contenere la situazione. Si chiedeva solo di portare la mascherina, di rispettare il distanziamento, di lavarsi le mani: la gente non ha ascoltato, sembrava che li stessero privando di chissà quale libertà, e ora ovviamente le privazioni sono maggiori.
C’è stata una sottovalutazione?
La lotta deve essere di tutti, non solo di governo e dei medici. La gente qui a Parigi applaudiva il personale sanitario, ma non me ne faccio niente dell’applauso: mettete la mascherina e state a casa.
Ora com’è la situazione nelle strade di Parigi?
C’è ancora molta gente per strada, troppa vista la situazione, ma meno della settimana scorsa. Dopo le 21, con il coprifuoco, invece la città si svuota completamente, tanto che gli ospedali hanno ripreso un sistema di accompagnamento del personale per sicurezza, perché le strade diventano un po’ pericolose.