Il Campionato del mondo di cous cous è il cuore dell’evento, la gara gastronomica internazionale dedicata al cous cous, quest’anno all’insegna del motto “Make cous cous not walls”. Chef provenienti da Israele, Italia, Marocco, Palestina, Senegal, Stati Uniti e Tunisia si confronteranno a tavola, da giovedì 26 a sabato 29 settembre, per celebrare la pace e l’integrazione tra popoli. Per l’Israele in gara Yosi Hanoka, chef all’ospedale Barzilai ad Ascalona, esperto di cucina kosher. L’Italia sarà rappresentata dal sanvitese Giuseppe Peraino, chef e patron dell’hotel e ristorante Tannure e dallo chef marsalese Francesco Bonomo, responsabile di cucina presso l’azienda che produce e distribuisce pasti all’Ospedale di Salemi (Tp), mentre il Marocco schiera in campo Mohamed Lamnaour, vincitore dell’edizione 2017 di Hell’s Kitchen. Per la Palestina gareggerà Ali Majid Ishaq Saleh che lavora come chef de partie al Movenpick dead sea hotel in Giordania insieme ad Ibrahim Naeel Ibrahim Aboazeb.
Il Senegal sarà rappresentato da Mareme Cisse, chef del ristorante Ginger PeopleFood della cooperativa sociale Al Karub, ad Agrigento, in gara con il figlio Falilou Diouf, mentre gli Stati Uniti d’America schierano Kevin Sbraga, vincitore di “Top Chef”, in onda sul canale televisivo statunitense Bravo e che ha partecipato anche a Masterchef Usa e Vanessa Anne Beahn. La Tunisia gareggia, invece, con Karim Bahbah, che lavora come sous chef a Parigi in un ristorante del gruppo del grande chef francese Alain Ducasse, e Walid Trabelsi, chef al ristorante Le 716 a Tunisi e membro dell’Accademia nazionale della cucina francese. A loro si aggiunge un team speciale, quello sotto la “bandiera” dell’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e Kamba, un progetto di inclusione sociale per giovani richiedenti asilo e migranti. In squadra per l’Unhcr ci saranno due rifugiati politici, Basim Alfatlawi (Iraq) e Jamol Ismail Ssali (Uganda) che hanno partecipato al programma “Food for inclusion” promosso da Unhcr e l’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, che ha come obbiettivo l’integrazione culturale ed economica dei rifugiati in Italia attraverso pratiche legate al food.
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