Nello Musumeci, intervistato da Serena Bortone di Agorà Rai 3, riferisce i numeri dei rientrati in Sicilia dopo il DPCM dell’8 marzo lanciato dal Consiglio Dei Ministri e riguardante specifiche zone rosse del nord Italia.
Il governatore della Sicilia, in riferimento all’emergenza in atto, rivela che in Sicilia sono rientrate negli ultimi tre giorni 16 mila persone.
“Era un esodo annunciato – ha dichiarato il Presidente. “Avevo lanciato l’allarme 10 giorni fa, invitando i cittadini della zona rossa del nord a non venire in Sicilia e nel mezzogiorno, perchè in questo momento non avrebbero tutelato la loro salute e quella dei cittadini che vivono nelle regioni del Sud”.
Il Presidente della Regione ricorda che è attivo il numero verde delle emergenze, qui disponibile
“Al momento registriamo, devo dire, un’autoresponsabilità confortante e rassicurante da parte dei siciliani”.
Chiede e ripete a gran voce Musumeci: “Chi viene dalla zona rossa è obbligato a comunicarlo agli organi competenti, a consultate il medico di famiglia e a mettersi in autoquarantena”.
“Lo sono anche io” ammette al governatore – “poichè rientro da Palazzo Chigi dopo essere stato accanto ad altri colleghi risultati positivi”
La Bortone di Agorà chiede al Governatore le richieste fatte e da fare al Governo come Regione. Il presidente non risponde, incalzato dalla domanda sul numero di posti letto in terapia intensiva
“Abbiamo 411 posti a regime. Stiamo lavorando per averne altri” – ha dichiarato.
La situazione non è affatto rassicurante. E una fotografia degli esatti dati sulle strutture ospedaliere, in particolare del territorio agrigentino, la fotografa e denuncia Giovanna Iacono del Partito Democratico.
“Considerato che i posti in terapia intensiva e in rianimazione in provincia di Agrigento, che ha mezzo milione di abitanti, sono poco meno di 20 (tra Agrigento e Sciacca) e la popolazione che supera i 65 anni (quella ritenuta più a rischio) è oltre il 25% di residenti e tenuto conto, inoltre, che il numero di studenti e di lavoratori che ritornano dalle cosiddette “zone rosse” del nord Italia è consistente, è necessario che i vertici del Sistema Sanitario provinciale provvedano con la massima urgenza ad attivare negli ospedali di Licata, Ribera e Canicattì i reparti suddetti”.
Il segretario provinciale agrigentino aggiunge: “Da parte delle cliniche private è giusto e doveroso che si facciano carico, di concerto con la Sanità Pubblica, dell’installazione urgente e immediata di macchinari per la rianimazione e l’ossigenazione dei contagiati da Covid-19. Invito tutti i sindaci e gli amministratori comunali ad avanzare la medesima richiesta. Nella nostra provincia – conclude – i pericoli sono due: il virus e la mancanza di presidi idonei a fronteggiare una crisi che potrebbe aggravarsi di ora in ora”.
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