Confcommercio Imprese per l’Italia stila un rapporto su Città e Commercio in Italia.
Lo studio rileva come nello Stivale ci sono poche grandi città e molte città medie e piccole, con centri storici dal patrimonio storico-artistico ineguagliabile.
Un patrimonio considerevole ed un punto di partenza – secondo la confederazione italiana – per disegnare un futuro di trasformazione per il nostro Paese, rafforzare le economie urbane e contrastare la desertificazione commerciale.
Tuttavia proprio negli spazi urbani, Confcommercio rileva come gli effetti della digitalizzazione informatica abbiano cambiato le abitudini di acquisto del consumatore, di produzione per le aziende e abbiano letteralmente sovvertito il i modelli di comunicazione.
“In questo contesto – dichiara Confcommercio Agrigento – “diventa strategico il ruolo economico e soprattutto sociale di negozi di vicinato, pubblici esercizi, attività turistiche e servizi che, soprattutto nelle periferie, rappresentano anche un presidio fondamentale per alleviare la tensione sociale e il diffuso senso di insicurezza e per ricucire il legame tra persone, luoghi e imprese, favorendo percorsi di legalità. Per contrastare il crescente fenomeno dei negozi sfitti, ancor più evidente nei centri storici, è necessario attuare politiche di rigenerazione urbana innovative e favorire l’integrazione tra i vari livelli di governo e tra imprese, società, associazioni e anche singoli individui. Un terziario innovativo in grado di rafforzare i settori del commercio e del turismo, in un contesto urbano sempre più caratterizzato dall’economia dei servizi, consente di trasformare le città in luoghi di ideazione di nuovi prodotti e servizi e non solo di consumo”.
Relativamente alle attività del centro storico e delle periferie Confcommercio pubblica una reportistica sulla Demografia d’impresa nel centro storico dei vari comuni della Sicilia.
Per quanto riguarda la situazione del Comune di Agrigento si registra un bilancio stabile per le attività di commercio al dettaglio e un netto miglioramento per le attività ristorativo – alberghiere.
La ricerca che prende in esame il decennio appena trascorso (2008- 2019), registra una stabilizzazione nel numero di attività di commercio al dettaglio e un leggero aumento invece per le attività ristorative e alberghiere. Nel 2008 il numero di attività di commercio al dettaglio si attestava a 455 nel cento storico della città e di 465 fuori dal centro città, nel 2019 il numero di imprese (331) nel centro storico è diminuito di 124 punti, registrando buoni numeri nel centro storico per le imprese di commercio di prodotti in esercizi specializzati (104); ed è aumentato di 3 punti nel non centro storico (468) con ben 150 imprese di commercio al dettaglio ambulante attive.
Meglio per alberghi, bar e ristoranti. Mentre nel 2008, erano 74 le attività del settore aperte in centro storico e 189 quelle fuori dal centro storico; lo scorso anno 122 sono state le attività che hanno aperto nel centro storico (fra cui 31 alberghi e 91 bar e ristoranti) e ben 131 quelle sorte nelle aree interurbane, di cui 66 alberghi e 164 bar e ristoranti).
Confcommercio negli ultimi cinque anni si è concentrata soprattutto sul tema della rigenerazione urbana, con l’obiettivo di riaffermare il ruolo centrale del terziario di mercato nello sviluppo delle città. Nel quadro del Protocollo, sottoscritto nel 2015 e rinnovato nel 2019, con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) sono stati organizzati numerosi incontri nel corso dei quali sono state confrontate le buone pratiche, sviluppate dalle Associazioni territoriali con le rispettive Amministrazioni locali, in materia di marketing urbano, distretti urbani del commercio, urbanistica.
Di questa intesa con ANCI il consorzio ha avanzato numerose proposte di intervento. Fra cui:
- a livello locale, la promozione di accordi tra la rete del Sistema Confcommercio e le Amministrazioni comunali, anche con il coinvolgimento di ampi partenariati locali, per realizzare progetti che valorizzino il commercio come parte integrante dello sviluppo e dell’identità urbana, secondo logiche di co-progettazione della città;
- a livello nazionale, la definizione di un Piano pluriennale per la rigenerazione urbana, dotato di un Fondo ordinario statale, per garantire la qualità fisica e infrastrutturale delle città e dare certezze a chi decide di investire in ambito urbano;
- a livello europeo, l’attuazione dell’Agenda urbana dando continuità al Programma nazionale per le città metropolitane, individuando misure di sostegno a favore delle piccole e medie imprese che operano nelle città e rilanciando la Strategia Nazionale per le Aree Interne.