Agrigento è a metà della classifica nazionale delle città per performance ambientali. Il Sole 24 Ore ha pubblicato il rapporto annuale di Legambiente “Ecosistema urbano”, un’indagine che mette in fila i capoluoghi d’Italia più green, giunta alla 28esima edizione. I dati della 28ª edizione dell’indagine si riferiscono in gran parte al 2020, quando il Covid costringeva le persone a stare in casa, con un traffico di auto molto ridimensionato. Agrigento è al 47° posto ed è la prima città capoluogo della Sicilia nella classifica. L’indagine di Legambiente ha preso in considerazione 5 macroaree: Ambiente, Aria, Mobilità, Rifiuti. Ognuna è stata suddivisa in categorie specifiche, in tutto 18: produzione di energia solare pubblica, uso efficiente del suolo, alberi in aree pubbliche, verde urbano, isole pedonali, livello di pm10, di ozono, di biossido di azioto, effcienza della depurazione idrica, dispersione della rete idrica, consumi idrici, tasso di motorizzazione, presenza di piste ciclabili, offerta di trasporto pubblico, numero di passeggeri del trasporto pubblico, vittime della strada, raccolta differenziata e totale dei rifiuti prodotti. Ogni indicatore ha un peso diverso e assegna una quota di punteggio finale che per ogni città varia da 0 a 100.
Il presidente del Circolo Rabat, Daniele Gucciardo, analizza i risultati e afferma: ” Agrigento si piazza al 47esimo posto con il 54,7% del punteggio, al di sopra della media nazionale, a trascinare in più in alto in classifica, rispetto agli anni scorsi, è la qualità dell’aria, che ci vede primi per ridotta presenza di Biossido di azoto e tra i primi per quella di Pm 10 e Ozono. Buona la performance sulla raccolta differenziata dei rifiuti, siamo 22esimi con il 72,1%. Ottimo il risultato sull’uso efficiente del suolo che è stato analizzato attraverso i dati forniti da ISPRA, che ci vede al 4° posto. Anche il risultato sul verde urbano – 12esimo posto – sembra restituirci la fotografia di una città abbastanza sostenibile, se non fosse che questo dato è frutto della presenza dell’ampia cintura verde costituita dal bosco sulle pendici franose della città, per essere veramente orgogliosi di questo risultato occorrerebbe rendere quest’area un vero parco urbano fruibile da tutti e a diversi livelli”. Agrigento è meno brava sull’offerta di trasporto pubblico: si posiziona all’87esimo posto, per presenza di piste ciclabili e di isole pedonali. “Siamo al 97esimo posto- continua Gucciardo– per tasso di motorizzazione, cioè per la dotazione di auto private.” Sul fronte acqua Agrigento non se la cava bene: 76esimo posto per la dispersione della risorsa idrica e 62esimo per l’efficienza della depurazione. “Da questo rapporto viene confermato un ritratto della nostra città a toni chiari e scuri molto accentuati- continua il presidente del Circolo Rabat. Nonostante il trasporto pubblico e la presenza di piste ciclabili siano molto deficitari – e si usa il mezzo privato che brucia combustibili fossili – la qualità dell’aria è ottima, questo è merito certamente delle condizioni orografiche che facilitano la ventilazione. Nonostante la cura del verde, delle villette comunali, la pianificazione di nuovi spazi verdi, lasci molto a desiderare riusciamo ad avere ottime risultati in termini di indicatori quantitativi di dotazione pro-capite di verde. Nonostante Agrigento risulti primo tra i capoluoghi siciliani, occorre guardare a questi risultati con molto spirito critico per poter intervenire in modo intelligente sulle criticità e poter migliore la vivibilità della nostra città.” A questo proposito il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, afferma: “Nell’ambito del PNRR si apre una possibilità per invertire la rotta: sono i bandi pubblicati dai ministeri per l’assegnazione di risorse da destinare alla differenziata e alla costruzione di impianti di riciclo, alla nuova mobilità, alla forestazione urbana, al ciclo integrato delle acque. Essenziale sarà la capacità degli uffici tecnici delle città di sottoporre progetti adeguati che rispettino i criteri ambientali stringenti imposti dall’UE, ma anche un loro affiancamento da parte di strutture tecniche pubbliche centrali, per sopperire alla carenza cronica di personale e competenze delle amministrazioni locali”.