Di Salvatore Indelicato
Il decennio immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale è stato un periodo di transizione per l’Italia, un Paese che cercava di risollevarsi e di ricostruire dalle macerie di un conflitto che aveva lasciato segni indelebili. In un contesto di indigenza e povertà, le famiglie lottavano per ritrovare la dignità e il senso di comunità, mentre il tessuto sociale era lacerato da disuguaglianze che sembravano insormontabili.
In Sicilia, la situazione era particolarmente drammatica: le persone vivevano in uno stato di abbandono, mentre l’arroganza e la prepotenza dei poteri politici e mafiosi schiacciavano ogni tentativo di riscatto. I più poveri, sempre più emarginati, si trovavano privi di assistenza sanitaria e educativa, mentre l’analfabetismo imperversava. In questo scenario, il solo atto di ribellarsi significava, per molti, mettere a rischio la propria vita.
È in questo contesto che nel 1952 Danilo Dolci, sociologo e maestro della nonviolenza, approda in Sicilia, precisamente a Trappeto e Partinico. Qui, davanti alla drammatica realtà di una popolazione affamata e priva di acqua, Dolci decide di rimboccarsi le maniche. Con le sue sole armi—il pensiero e la cultura—riesce a mobilitare contadini, braccianti e famiglie intere nella lotta per i propri diritti, sfidando apertamente un sistema giuridico che sembrava, piuttosto, dalla parte degli oppressori.
Dolci non solo è stato un pioniere della radio libera con la sua “Radio dei poveri Cristi”, ma ha anche saputo coinvolgere intellettuali di spicco come Vittorio Gassman e Leonardo Sciascia nella sua causa, portando alla luce le ingiustizie che affliggevano la sua terra.
Ora, la figura di questo grande sociologo viene restituita al pubblico grazie al saggio di Giuseppe Maurizio Piscopo, un maestro elementare e giornalista pubblicista che, nel suo libro “Ci hanno nascosto Danilo Dolci”, esplora temi di giustizia sociale, educazione e attivismo. La scrittura di Piscopo, carica di passione e umanità, non solo informa ma invita il lettore a riflettere sul ruolo cruciale dell’individuo nella società.
Piscopo, che ha dedicato quarant’anni all’insegnamento con metodi innovativi, ha voluto rendere omaggio a Dolci per il silenzio che ancora circonda la sua figura e il poco risalto ricevuto dalla stampa e dal mondo della scuola. Il libro, infatti, si avvale di testimonianze dirette e riscontri documentali, arricchendosi di interviste a chi ha conosciuto Dolci e di un inserto fotografico con scatti dei grandi fotografi siciliani.
La prefazione è affidata a Salvatore Ferlita, mentre la postfazione porta la firma di Amico Dolci, figlio del sociologo. Da segnalare anche la colonna sonora del libro, “Spine Sante”, eseguita da Piscopo e Pier Paolo Petta, che rende omaggio alla figura di Dolci.
Danilo Dolci, spesso definito “Il Gandhi italiano”, è un personaggio che merita di essere riscoperto e valorizzato per il suo impegno verso gli ultimi. Questo libro rappresenta una lettura indispensabile per chiunque sia interessato a temi di giustizia sociale e comunitaria, e si presenta come una delle pubblicazioni più significative nell’anno del centenario del sociologo triestino.
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