Sarà un privato ad intervenire affinché non vadano del tutto perse le vestigia dell’antica chiesa rupestre dedicata al culto di Santa Maria delle Tortorelle. Pochi la conoscono, perché si trova in una zona pressoché inaccessibile ma adesso è stata dichiarata di interesse culturale e in tempi relativamente brevi sarà fruibile. Le vestigia della chiesa rupestre di Santa Maria delle Tortorelle situata in contrada Sant’Anna sul versante orientale di Poggio Giache, si trovano su un altopiano calcarenitico situato poco distante da Agrigento. L’intera area, quasi a ridosso del giardino della Kolymbetra è stata acquistata di recente da una società privata che, con provvedimento regionale dell’assessorato beni culturali è stata decretata d’interesse storico-artistico e architettonico particolarmente importante in quanto elencata tra i beni da tutelare e pertanto sottoposti a tutte le prescrizioni e di vincolo.
In stato di abbandono e nota solo a pochissimi addetti ai lavori, la chiesa rupestre della madonna delle Tortorelle, databile tra il VII e il VIII secolo, rappresenta uno degli esempi più significativi di chiesa bizantina ad Agrigento. Le vestigia, scavate nell’arenaria, con volta a botte, conservano ancora all’interno qualche traccia dell’antica intonacatura. Inoltre sono ancora visibili piccoli frammenti di un affresco della madonna che decorava le pareti dell’abside. Nascosta da una fitta vegetazione dall’esterno, le vestigia si notano molto poco ma addentrandosi si può notare ciò che resta di una scala scolpita nella roccia, che conduceva ad un piano superiore illuminato da un paio di aperture ancora perfettamente visibili nella roccia. Nell’ambiente superiore è riconoscibile una tomba a camera a pianta quadrangolare collocabile nell’ambito della seconda età del ferro.
La società proprietaria del fondo agricolo sul quale sorgono le antiche vestigia, che con un forte investimento sta cercando di valorizzare l’intera area cui ricadono altri beni d’interesse storico, artistico e culturale come i resti della torre del barone, ha già pronto un progetto per il recupero e la messa in sicurezza del bene storico anche se attende ancora dalla Sovrintendenza alle Antichità della città dei templi, la notifica del Decreto Regionale emanato dall’assessorato regionale.
Dunque dopo anni di abbandono e disinteresse sarà un privato ad intervenire per cercare di rendere disponibile quel bene storico-architettonico, e restituirlo alla fruibilità della collettività.
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