Ecco il mistero svelato: l’Altorilievo sommerso di Agrigento emerge dal mare con nuove domande sull’antica storia siciliana. L’assessore da una parte sottolinea che si tratta di un importante ritrovamento, dall’altra afferma che significato e origine sono ancora da determinare.
Un altorilievo di oltre due metri, raffigurante un quadrupede, è stato recuperato dai fondali marini di San Leone ad Agrigento. L’operazione congiunta della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e del Parco Archeologico della Valle dei Templi, insieme ai Carabinieri, ha portato alla luce questo prezioso reperto, il cui significato e origine sono ancora da determinare.
Un’impresa di archeologia sommersa: il mistero dell’altorilievo di Agrigento
Sono ancora da determinare, le origini e la collocazione originale dell’emozionante scoperta ha illuminato le profondità marine di San Leone ad Agrigento nei giorni scorsi. Si tratta dell’altorilievo di oltre due metri di larghezza, raffigurante un quadrupede che è stato riportato alla luce grazie a un’operazione congiunta della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e del Parco Archeologico della Valle dei Templi. Il nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Palermo e il nucleo Carabinieri Subacquei di Messina hanno contribuito al successo di questa impresa.
L’assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, ha dichiarato che è ancora presto per stabilire l’origine e l’utilizzo dell’altorilievo. Solo un lavoro accurato degli archeologi e dei tecnici potrà rivelare la sua vera natura, già oggetto di studio da parte degli esperti. Questo recupero conferma l’impegno costante della Soprintendenza nella tutela dei beni culturali sommersi e apre nuovi orizzonti per la comprensione del passato.
«È ancora prematuro stabilire l’origine e l’utilizzo dell’altorilievo – dichiara l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato –. Soltanto un attento lavoro da parte degli archeologi e dei tecnici potrà svelare la natura del reperto, già al vaglio degli esperti. L’incessante attività della Soprintendenza nelle azioni di tutela dei beni culturali sommersi conferma, ancora una volta, l’attenzione rivolta alla storia celata nei nostri fondali e operazioni come questa aprono nuovi scenari per la ricostruzione del passato».
Il reperto, segnalato lo scorso anno dall’associazione “BC Sicilia”, è stato finalmente portato in superficie dopo vari tentativi ostacolati dalle avverse condizioni meteorologiche. Recuperato da un fondale di circa 10 metri, poco fuori dal porto di San Leone, è stato trainato fino al molo del porto turistico grazie all’impiego di palloni di sollevamento e trasportato con un mezzo nautico dei Carabinieri. Da qui, con l’ausilio del Parco di Agrigento, è stato collocato in una vasca nei laboratori di restauro per il primo trattamento di desalinizzazione.
Sebbene il livello di conservazione sia discreto, sarà necessaria un’attenta pulizia per rivelare i dettagli. In collaborazione con l’Università di Palermo, saranno condotte analisi di laboratorio per determinare la natura litologica e, possibilmente, la provenienza del materiale. Seguiranno indagini più approfondite di tipo archeologico e storico-artistico per chiarire natura, epoca e destinazione di questa straordinaria scultura.

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