Il professor Paolo Giansiracusa, storico dell’arte e titolare della cattedra di storia dell’Arte all’accademia di Belle Arti di Catania, torna a chiedere il ripristino della facciata barocca della chiesa di Santa Rosalia di via Atenea. Come se lo chiedono molti agrigentini che transitano per la via Atenea. L’illustre storico, che ha fatto anche parte del Consiglio dei Beni Culturali della Regione Siciliana, ha lanciato un nuovo appello, questa volta rivolto all’arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano, dopo quello del 2019 andato a vuoto e rivolto al precedente vescovo Franco Montenegro. Da quando i conci sono stati spostati sono passati 70 anni ma ancora non è stato fatto il recupero. Giansiracusa ha ricostruito la storia dalle origini. “Nel 1951 – scrive – per problemi statici che lasciavano presagire il crollo, ad Agrigento, nella via Atenea, fu smontata la facciata barocca della Chiesa di Santa Rosalia. I conci decorativi e strutturali furono diligentemente numerati dal professor Anselmo Prado che si prese cura di eseguire un disegno complessivo del prospetto. Tutti i materiali architettonici furono raccolti e depositati a San Leone, nel cortile dei Padri Vocazionisti. Quando l’istituto religioso fu trasformato nell’attuale hotel Dioscuri, una parte dei conci fu trasferita nel giardino della Chiesa delle Suore Francescane dove è documentato che, fino a qualche anno fa, era possibile contarne 177. Recentemente il materiale lapideo è stato trasferito a Favara in un altro Convento di Suore. La Soprintendenza, con la pubblicazione di un catalogo contenente gli studi propedeutici al restauro della facciata della chiesa, alla fine degli anni novanta del novecento, ha censito i conci intagliati, allora conservati a San Leone. Dopo lo smontaggio del prospetto barocco, nell’ipotesi che la ricostruzione potesse avvenire in breve tempo, la facciata fu ristrutturata e consolidata con un paramento in cotto, previsto come parete d’aggancio dei conci settecenteschi. D’allora ad oggi (sono passati più di settanta anni) l’opera di ricostruzione, sebbene prevista, non è mai stata compiuta, determinando sulla linea continua del centro storico di Agrigento una ferita dall’aspetto inaccettabile per la fede, per l’arte, per l’immagine organica della città antica”.
Lo storico dell’arte, ricorda che “Della necessità di avviare la ricostruzione si è fatto promotore da tempo il professor Alfredo Prado, direttore della prestigiosa Accademia di Belle Arti di Agrigento. Al suo appello e alla mia segnalazione hanno fatto seguito testimonianze concrete da parte della società di Storia Patria, degli Ordini Professionali degli Architetti e degli Ingegneri e di cittadini che con apposita petizione chiedono di intervenire prontamente”.
Giansiracusa conclude: “Il rifacimento sarebbe in linea con le indicazioni della Carta del Restauro ma necessita dell’impegno e della determinazione della Soprintendenza ai Beni Culturali, dell’Amministrazione Comunale, della Curia Arcivescovile e dell’Ufficio del Genio Civile di Agrigento. Enti che esortiamo ad affrontare e risolvere, con un progetto mirato, la ricostruzione”. Adesso la parola passa alla Curia. (Paolo Picone)
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