Da giovane venne ad Agrigento al seguito di Andrea Camilleri, impegnato come aiuto-regista nelle opere teatrali che il maestro di Vigàta metteva in scena nelle rassegne pirandelliane. Adesso Antonio Manzini torna nuovamente ad Agrigento. Questa volta lo fa per presentare il suo ultimo romanzo “Le ossa parlano” (Sellerio editore) nell’ex Collegio dei Padri Filippini di via Atenea. L’appuntamento per gli appassionati, promosso dal Mercante di libri, sarà per venerdì 26 agosto alle ore 19.00. Ad Agrigento, Antonio Manzini, è legato, narrativamente parlando, per il “caso Telamone”. Nel suo penultimo romanzo, “Vecchie conoscenze” lo scrittore, per così dire, si è “appropriato” del Premio Telamone, (un’istituzione agrigentina in fatto di riconoscimenti) trasferendolo di punto in bianco al Nord, immaginando la statuetta come un corpo contundente per commettere un delitto. La figura del vice questore Rocco Schiavone, inventata da Manzini è un personaggio letterario e televisivo, protagonista dei romanzi polizieschi e dell’omonima e fortunata serie televisiva della Rai. Schiavone è un vicequestore aggiunto della Polizia, “romano de Trastevere” che svolge le sue funzioni sulle montagne della val d’Aosta; un poliziotto burbero, manesco, ma al contempo estremamente affidabile. Antonio Manzini, attore, regista e scrittore, per questa “appropriazione indebita”, ha ricevuto ad Agrigento, lui che siciliano non è, il “Premio Telamone 2021” (quello vero) ad honorem conferitogli dal presidente del Cepasa, Paolo Cilona.
-Si direbbe che lei ami la montagna piuttosto che il mare …
“Amo la Valle d’Aosta perché, anche se il mio personaggio sembra soffrire in quel luogo sperso in mezzo alle montagne, in verità a me piace molto e d’inverno vado regolarmente a sciare a Champoluc in val d’Ayas ma anche la Sicilia è nel mio cuore. Se trovo il tempo, quando sarò ad Agrigento, andrò a farmi un bagno nel mare della Scala dei turchi!”
LORENZO ROSSO
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