-di Eugenio Cairone
2 a 1 per la Paganese e l’Akragas perde anche l’occasione di allungare le prestazioni positive che si fermano cosi a cinque consecutivamente. Peccato che i biancoazzurri siano stati “soffocati” dall’esperienza di un certo Reginaldo e da uno scivolone in area di Thiago Cazè con l’arbitro pronto a fischiare il rigore e Reginaldo pronto a segnare.
Un rigore che qualcuno dice non fosse cosi netto. Discorsi da bar che non servono a nulla. Si arriva al 2 a 1 quando, purtroppo, non c’è più tempo perché la partita finisce. Il turno infrasettimanale del campionato, si può dire, ha pesato sulle gambe dei calciatore ma non certo sul morale avendo conquistato a Messina un punto che è oro.
Per un punto conquistato meritatamente, se ne perdono tre forse non meritatamente ma è pur vero che l’Akragas della Domenica delle Palme non è stata la squadra che si è vista nelle ultime gare compresa Messina. Con la Paganese sono state troppe le palle perse e meno male che gli avversari non hanno saputo concludere. Ma la quasi disfatta era
nell’aria. Già al 28° la Paganese sbaglia clamorosamente il gol con Tascone che tra gli ospiti, Reginaldo a parte, è stato quello che le ha tentate tutte colpendo pure la traversa. Comprendendo bene il pericolo, Raffaele Di Napoli nella ripresa fa uscire Russo per niente in forma e mette dentro Pezzella.
Fuori anche Cocuzza sostituito da Salvemini. Cambiati i giocatori non cambia, però, la musica. Intanto una tegola potrebbe essere l’ammonizione di Luca Palmiero che salterà la prossima.
La classifica torna a preoccupare. L’Akragas dopo avere intravisto il paradiso ripiomba in purgatorio. Ma quello che interessa è non lasciarsi
prendere dall’ansia. Adesso bisogna guardare serenamente alla prossima. Perché se l’Akragas è riuscita a regalare momenti di grande entusiasmo vuol dire che c’è. E ci sono anche un pubblico che le vuole bene e un Amministratore Unico (chiamatelo pure presidente se volete) che sta veramente dimostrando il sostegno che un dirigente deve sempre dimostrare nei confronti dei suoi.
Eugenio Cairone