“Agrigento: caso paradigmatico di realtà del Sud con problemi strutturali atavici irrisolti, figura nell’ultimo posto della classifica, quest’anno relativa a 107 province, non più a 110 (quelle sarde si sono ridotte da otto a cinque). Agrigento è risultata carente quasi sotto tutti gli aspetti e le dimensioni della qualità della vita (dagli affari e lavoro fino al tenore di vita) fatta eccezione per la dimensione demografica”.
Così Italia oggi commenta la classifica annuale stilata in collaborazione con l’università La Sapienza di Roma sulla qualità della vita giunta alla ventunesima edizione.
Un giudizio senz’altro impietoso che fa riferimento a dati difficilmente confutabili ma che probabilmente non evidenziano differenti condizioni all’interno del territorio provinciale.
Ma la questione non riguarda la ricerca di eventuali giustificazioni per limitare la pesantezza della posizione in coda alla classifica, riguarda piuttosto quei problemi strutturali atavici di cui parla lo studio che sono la somma delle disattenzioni da parte dello Stato nei confronti di una provincia lontana dal centro ed emarginata a causa di infrastrutture carenti.
La questione riguarda l’incapacità della Regione di trovare il modo di fare uscire la provincia di Agrigento dalla sua marginalità.
La questione riguarda inoltre le responsabilità di una classe dirigente locale che non riesce a fare sentire la propria voce e ad interpretare correttamente le istanze di un territorio che per le sue risorse e le sue tradizioni culturali non merita certo di essere scavalcato da realtà che hanno molto da invidiare alla nostra terra.
“Agrigento: caso paradigmatico di realtà del Sud con problemi strutturali atavici irrisolti, figura nell’ultimo posto della classifica, quest’anno relativa a 107 province, non più a 110 (quelle sarde si sono ridotte da otto a cinque). Agrigento è risultata carente quasi sotto tutti gli aspetti e le dimensioni della qualità della vita (dagli affari e lavoro fino al tenore di vita) fatta eccezione per la dimensione demografica”.
Così Italia oggi commenta la classifica annuale stilata in collaborazione con l’università La Sapienza di Roma sulla qualità della vita giunta alla ventunesima edizione.
Un giudizio senz’altro impietoso che fa riferimento a dati difficilmente confutabili ma che probabilmente non evidenziano differenti condizioni all’interno del territorio provinciale.
Ma la questione non riguarda la ricerca di eventuali giustificazioni per limitare la pesantezza della posizione in coda alla classifica, riguarda piuttosto quei problemi strutturali atavici di cui parla lo studio che sono la somma delle disattenzioni da parte dello Stato nei confronti di una provincia lontana dal centro ed emarginata a causa di infrastrutture carenti.
La questione riguarda l’incapacità della Regione di trovare il modo di fare uscire la provincia di Agrigento dalla sua marginalità.
La questione riguarda inoltre le responsabilità di una classe dirigente locale che non riesce a fare sentire la propria voce e ad interpretare correttamente le istanze di un territorio che per le sue risorse e le sue tradizioni culturali non merita certo di essere scavalcato da realtà che hanno molto da invidiare alla nostra terra.