Lo incontriamo mentre è in partenza per Milano.
“Avrò il piacere di raccontare alla Bit il Sicilymovie il mio Festival del cinema di Agrigento ed il Cinema Ammare, al Lido Rossello di Realmonte, amato tantissima gente, la scorsa estate. Due mie creature ignorate da Agrigento Capitale della cultura 2025. E come videomaker, sarò presente sia al Pitti Taste, la fiera del gusto che si svolge a Firenze, che nel dietro le quinte del Festival di Sanremo”.
Lui è Marco Gallo, regista e art director, che non ha bisogno di presentazioni: una grande passione per il cinema e il teatro, in finale in numerosi Festival del cinema nazionali e internazionali, scelto come miglior regista emergente ai Golden Graal,80 videoclip musicali, collaborazioni con la Primafilm, spot per Fox Crime…ma anche autore dei primi video per la candidatura di Agrigento a Capitale della Cultura.
Cosa è successo Marco? Perché adesso sei deluso dalla tua Agrigento e dici che il tuo impegno è stato tradito?
Il mio Festival del cinema ed ogni altra mia proposta sono stati scartati dal programma di Agrigento Capitale della cultura. La mia delusione nasce già un anno fa, perché nel momento in cui vengono dati 35-40 mila euro ad un festivale che si fa a Palermo; nel momento in cui viene data la stessa cifra, per riportare per due giorni l’Efebo doro (e poi rivederlo tornare a Palermo), per me tutto ciò non ha un briciolo di senso.
Un altro esempio che posso fare è PianoCity, che si fa a Milano, inserito anche questo nel programma. il massimo rispetto per chi lo organizza. Ma perché non valorizzare i nostri ragazzi dell’Ellenic Music Festival, ad esempio e Fausto Savatteri di FestiValle, il festival internazionale di musica e arti digitali della Valle dei Templi?
Perché non c’è spazio per noi, che diamo il meglio di noi ad Agrigento?
Agrigento Capitale della Cultura dovrebbe essere un’opportunità per tutti i tanti talenti locali.
So conducendo un podcast. “Storie di una Capitale”, con interviste che dimostrano che ci sono tanti talenti agrigentini, che meritano un palcoscenico più ampio. Io da Agrigentino, ma soprattutto da artista Agrigentino creativo, mi sono sentito tradito dalla mia città.
Nonostante questo pensi già a nuovi progetti…
Sì. Sto cercando di fare rete, creando We Love Agrigento, un progetto che coinvolge i miei colleghi, innanzitutto e lo sto facendo con altri fotografi e video maker, per poi coinvolgere tutti.
La mia delusione la trasformo sempre in opportunità.
Tu comunque hai presentato a chi di competenza i tuoi progetti?
Ho partecipato al bando per Capitale della Cultura per mettermi a disposizione. Però non sono mai stato contattato, né preso in considerazione, neppure per un colloquio. So che hanno fatto dei colloqui, ma io personalmente, non sono stato mai coinvolto, proprio da nessuno. Eppure primi video che vennero diffusi anni fa, prima che Agrigento venisse scelta, erano i miei.
Quando al Collegio dei Filippini ci fu il primo incontroper informare che Agrigento si candidava a diventare Capitale della Cultura, venne proiettato il mio video.
Quando però si è trattato di fare il video ufficiale, non mi hanno interpellato.
Oltre il danno la beffa, non c’è stato neanche il minimo rispetto.
Noi ragazzi, chiamiamoci così, ma che dovremmo fare? Dobbiamo sempre sbracciarci per i fatti nostri?
E allora io il cinema Ammare me lo faccio a Realmonte, come ho fatto la scorsa estate, me lo faccio per conto mio e mi faccio gli affari miei.
È lodevole che comunque non ti arrendi. Uno dei giovani di successo che è tornato ad Agrigento dopo diversi anni di esperienze all’estero, in un incontro pubblico ha detto: “Siamo delusi e penso che molti di noi che sono tornati, lasceranno di nuovo Agrigento”
Assolutamente no, non sono d’accordo. Non voglio tornare a Roma, comunque non voglio andare via da qua. Questa è la mia terra, questa è casa mia, e voglio lottare per questa terra. Se non ci siamo riusciti fino adesso è perché non siamo riusciti ad essere uniti, a stare insieme. Nonostante tutte le delusioni, ho ancora la voglia di lottare. Voglio far parte di qualcosa che possa cambiare le cose ad Agrigento. Ho voglia di far uscire tutto quello che ho dentro. La mia scelta è stata una scelta di vita. A Roma lavoravo tanto e bene, persino durante il Covid. Lavoravo con la Rai. Ora voglio trovare ad Agrigento il modo, anche insieme ad altri, per riuscire a cambiare le cose. In questo momento non ci stiamo riuscendo. È un brutto momento: ci sta umiliando tutta Italia e non siamo riusciti a contrastare questa cosa, questo effetto domino.
I talenti agrigentini non hanno mai pensato però di mettersi insieme. Non potrebbe essere questo il momento? Non potrebbe essere utile, dopo questa esperienza, pensare ad una forma di organizzazione che vi tuteli?
Ci ho pensato più di una volta a dirti la verità.
Il problema sostanziale è che molti di noi e delle associazioni esistenti abbiamo degli interessi.
Quando crei un evento che è finanziato da sponsor, da privati, o anche dalle istituzioni… finché lottiamo per l’acqua, che è un bene comune, allora tutti siamo in strada riusciamo perché lottiamo insieme per un bene comune…quando invece andiamo a toccare qualcosa che riguarda il nostro lavoro, diventa complicato, perché molti attingono ai fondi del Parco, perché è l’unico che ha i fondi.
Quindi…è difficile riuscire a mettere tutti insieme e ipotizzare di farci difendere, di ottenere qualcosa, insieme. Purtroppo ad Agrigento è difficile riuscire a fare rete. Io spero che We Love Agrigento possa essere l’inizio di una rete. Farò in modo che succeda questo.
Dopo il successo a Teatro Costa Bianca, tu vuoi realizzare il cinema più grande di Sicilia, ma dopo le difficoltà che stai incontrando, hai davvero ancora questa speranza?
No, questo purtroppo ti dico di no. Anzi ad essere sincero, ci sono troppe difficoltà e non ci sono le condizioni per fare quello che speravo e volevo fare,
Un giorno sì, ma oggi no. Vedo che i Comuni, le amministrazioni hanno sempre più difficoltà. Quindi io rifarò il cinema Ammare e lo migliorerò tanto. Adesso voglio fare quello che so fare e che posso fare,
Il tuo sogno comunque rimane questo: parlare della Sicilia in tutto il mondo?
Sì, assolutamente, continuo a farlo.
Non mi arrendo, anzi. Magari ho dei periodi in cui cado anch’io, dei periodi di difficoltà in cui mollo un po’ la presa.
Però ci sono tanti mesi in cui ho smesso di parlare con le istituzioni,
perché mi sentivo e mi sento comunque tradito, non solo ferito, ma proprio tradito da una città che dovrebbe valorizzare giovani di talento, e invece non lo fa.
Il fuoco che ho dentro è quello che avevo a vent’anni, ho ancora voglia di raccontarla, di farla conoscere e soprattutto di valorizzarla la mia città.
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