A proposito di rivoluzione copernicana nel governo della Chiesa.Ne abbiamo accennato noi in un precedente servizio, quando abbiamo ricordato che con la domenica di Pentecoste, nei primi giorni dello scorso giugno, entrava in vigore la nuova normativa della Costituzione Apostolica “Praedicate Evangelium”, sulla Curia Romana e il suo servizio alla Chiesa nel Mondo, che era stata firmata da Papa Francesco il 19 marzo precedente, sempre cioè di questo 2022. Uno scossone, dicevamo al clericalismo, perché chiaramente si affermava che la potestà vicaria per svolgere nella Chiesa un ufficio è la stessa se ricevuta da un Vescovo, da un Presbitero, da un Diacono, da un consacrato o una consacrata, oppure da un laico o una laica. Cioè essere una cosa diversa la potestà sacramentale che deriva dal sacramento dell’Ordine e la potestà à di giurisdizione che in forma vicaria può essere esercitata anche da chi non ha ricevuto il sacramento, e quindi anche da una donna. Un vero colpo mortale al clericalismo, giudicato dal Papa, in varie circostanze, un vero e proprio cancro, nella vita della Chiesa, così come presentata dal Vaticano II, cioè come “Popolo di Dio in cammino nella storia”. Riproponiamo per i nostri elettori, le nostre considerazioni di appena un mese fa, collegandole con un lungo, articolato e documentato servizio di oggi, che invitiamo a riscontrare ed approfondire, pubblicato su “L’Osservatore Romano”,con il titolo “La riforma della Curia romana nell’ambito dei fondamenti del diritto nella Chiesa”. Un articolo firmato dal canadese Card. Marc Ouellet,dal 5 giungo u.s. Prefetto del Dicastero per i Vescovi. Ricordiamo tutti bene, così come sicuramente lo stesso Card. Marc Ouellet, la “lectio magistralis” a suo tempo tenuta da Sua Eminenza il Card. Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, divenuto poi Benedetto XVI ed adesso papa emerito, o forse meglio dire “vescovo di Roma emerito”. Nell’articolo di oggi de “L’Osservatore Romano”, che invitiamo a leggere attentamente, con molta franchezza, si fa subito notare che mentre “Molti si rallegrano per la tanto attesa conclusione della riforma,…. altri sollevano forti riserve….. La riserva di fondo … riguarda la decisione di integrare dei laici nel governo della Curia, cosa che significherebbe dirimere di fatto una controversia di lunghissima durata nella storia della Chiesa, ovvero se il potere di governo sia necessariamente o meno collegato al sacramento dell’Ordine….”. Tutta una discussione approfondita sui…“ rapporti tra la natura della Chiesa come istituzione divino-umana e le strutture di governo che le consentono di adempiere la sua missione a servizio della salvezza del mondo…..la natura della Chiesa è sacramentale, questa è l’acquisizione fondamentale del Concilio Vaticano II….”. Un altro passaggio fondamentale, a mio giudizio, sempre di quanto scrive il Card. OELLET è che “Gli esperti di diritto canonico dibattono da secoli per comprendere quale sia l’origine di questa Sacra Potestas che determina la struttura gerarchica della Chiesa e la sua modalità di governo del popolo di Dio. Si tratta d’una volontà divina (immediata) inscritta nel sacramento dell’Ordine che fonda i poteri di santificare, insegnare e governare o si tratta piuttosto d’una determinazione della Chiesa (mediata) conferita al Successore di Pietro in virtù del suo mandato di pastore universale con la speciale assistenza dello Spirito Santo5?”.
Chiara, a mio giudizio, l’indicazione per la seconda interpretazione. Ma dopo tutto questo, non ritengo opportuno aggiungere altro ! invitando caldamente a leggere e meditare quanto scritto oggi dall’Osservatore Romano, che, – come è noto è l’organo ufficiale della Santa Sede, dove sta sempre scritto in alto, il monito di Gesù “Non pravalebunt”. Cioè l’assicurazione da parte di Gesù a Pietro ed ai suoi successori di un’assistenza e luce particolare, perché mai, personalmente, si allontani dalla vera fede, e poi perché possa sempre confermare nella vera fede i fratelli.
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