Non c’è buio che non possa essere squarciato dalla Luce: gli auguri dell’Arcivescovo Damiano
di Irene Catarella
Incontrando nel Seminario di Agrigento alcuni membri della stampa agrigentina, l’Arcivescovo di Agrigento, Monsignor Alessandro Damiano, ha voluto esprimere i propri auguri natalizi non solo ai presenti, affidando loro anche il mandato di divulgarli a tutta l’Arcidiocesi.
Monsignor Damiano ha esordito con una citazione di Papa Francesco, riprendendo l’inizio di una preghiera pronunciata dall’allora pontefice il 27 ottobre 2023 per invocare la Pace nelle terre afflitte dalla guerra:
«È un’ora buia. Questa è un’ora buia, Madre. E in questa ora buia ci immergiamo nei tuoi occhi luminosi e ci affidiamo al tuo cuore».
Il Padre Vescovo ha constatato con rammarico come, purtroppo, oggi la situazione non sia cambiata, sottolineando che quell’“ora buia” si prolunga fino a questo Natale di Gesù – il Risorto – che ci apprestiamo a vivere alla fine dell’anno 2025 e dell’anno del Giubileo, dedicato a quella Speranza che, quando ormai non ci si aspetta più nulla, irrompe nelle nostre vite:
«Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (cfr. Is. 9,1-6).
Il passo di Isaia ricorda che non c’è buio che non possa essere squarciato dalla luce: nessuna notte della storia è destinata a restare tale e nessuna persona che la attraversa è condannata per sempre a vagare alla cieca. Luce significa anche “far venire alla luce”, come ha spiegato Monsignor Damiano:
«Le incertezze e le contraddizioni, di cui sono intrisi i nostri cammini, possono e devono venire alla luce, perché la luce le possa trasfigurare e ne possa fare occasioni di salvezza e di riscatto».
Non a caso, all’inizio del Vangelo secondo Giovanni, ascoltiamo:
«Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo».
Indispensabile, poi, il riferimento al Concilio di Nicea, di cui si celebrano i 1700 anni:
«Il Concilio di Nicea ci ha consegnato questa certezza, di cui oggi vogliamo riappropriarci: la luce che illumina il mondo ci precede, perché non viene da noi, e ci supera, perché non si esaurisce con noi; non si spegne, perché attinge alla fonte stessa della luce e non abbaglia, perché piuttosto ha il potere di rivelare ed esaltare ciò su cui si posa. Ma è necessario alimentarla, questa luce, per mantenerla accesa, perché corriamo continuamente il rischio di camminare con lampade spente o destinate a spegnersi».
Da testimone attento della Dottrina Sociale della Chiesa, Sua Eccellenza ha poi evidenziato come sia evidente la notte fonda che pervade la società a tutti i livelli:
«Basta guardare i grandi scenari internazionali per renderci conto che è notte fonda riguardo alla pace tra le nazioni e alla fraternità tra i popoli. Ed è ancora più stridente proprio in questi giorni, in cui la liturgia dell’Avvento ci descrive i tempi messianici con immagini di tutt’altro tenore: “un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace” (cfr. Is. 9,1-6). E senza andare lontano basta aprire una finestra sui piccoli mondi delle nostre città e delle nostre case, per vedere che è notte inoltrata riguardo a innumerevoli povertà e ferite, vecchie e nuove, che non risparmiano nessuno».
L’Arcivescovo Damiano ha indicato come possibile risposta alla crisi delle coscienze il recupero del valore del servizio, così come Gesù ci ha insegnato, affidandoci totalmente a Lui per diventare testimoni e costruttori del Regno di Dio sulla terra:
«Mentre tante lampade continuano a spegnersi, tra menti sempre più confuse e coscienze sempre più disorientate, vocazioni sempre più fragili e doveri sempre più traditi, il Signore ci riconsegna l’arte del servizio alla luce, per noi stessi e per quelli a cui ci manda. “Voi siete la luce del mondo” (Mt. 5,14). Accogliamola con fiducia ed esercitiamola con impegno. Ne raccoglieremo certamente i frutti, anche se richiederanno tempi lunghi di crescita e fasi complesse di maturazione. Non preoccupiamoci di elaborare teorie, animare dibattiti o difendere posizioni, ma di continuare ad attingere alla fonte, restare in comunione, farci carico e prenderci cura. E il Signore farà tutto il resto, conducendoci lui stesso alla sorgente della vita, alla cui luce vedremo la luce» (cfr. Sal. 36,10).
Il mandato finale del Padre Vescovo Damiano ai fedeli è stato chiaro e diretto, richiamando la responsabilità personale di ciascuno:
«Il mio augurio natalizio: siate portatori di Luce».
E, come ricorda il Vangelo,
«La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (cfr. Gv. 1,1-18).
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