Ci sono anche due agrigentini tra le persone coinvolte nell’inchiesta sul rilascio delle salme, al Policlinico di Palermo, che era diventato un vero e proprio business. La Procura, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, ha chiesto l’arresto di 15 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione e concussione. La richiesta dei pubblici ministeri è stata notificata e il gip dovrà ora fissare gli interrogatori preventivi al termine dei quali deciderà se disporre o meno il provvedimento cautelare. Gli inquirenti hanno scoperto una associazione criminale, di cui facevano parte alcuni operatori dell’obitorio del Policlinico, che aveva una organizzazione precisa con tanto di regole per spartirsi i guadagni.
I dipendenti dell’ospedale, in cambio di denaro acceleravano le pratiche per la definizione del rilascio delle salme o delle vestizioni affidata dai familiari alle imprese funebri e la cura degli aspetti burocratici. L’imprenditore che si rifiutava di partecipare al business criminale veniva minacciato e ostacolato nella sua attività. Era stato predisposto un vero e proprio tariffario, da 50 a 200 euro. Sono 52 gli indagati tra operatori della camera mortuaria dell’ospedale e titolari di imprese funebri e loro dipendenti. Tra questi due agrigentini, uno di Sambuca di Sicilia, e l’altro di Sciacca. Numerosi gli agrigentini vittime di estorsione, di Cammarata, Favara, Ribera e Licata.
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