I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Alessandro Mandracchia, 47 anni, arrestato dai carabinieri lo scorso anno in uno dei blitz dei carabinieri del Comando provinciale di Agrigento collegati alle attività di indagine contro i clan mafiosi di Villaseta e Porto Empedocle. L’agrigentino, operatore ecologico, è accusato di detenzione e porto di armi comuni da sparo e da guerra e munizioni, detenzione e porto di un’arma clandestina, ricettazione di una pistola e utilizzo di denaro di illecita provenienza. La prima udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 4 dicembre davanti il giudice Lorenzo Chiaramonte. La sua posizione era stata separata da quella degli altri 52 imputati, a causa della mancata notifica di un avviso al suo legale.
Nel corso di una perquisizione in località “Fondacazzo” all’esterno di un terreno di proprietà dell’uomo, è stato rinvenuto un vero e proprio arsenale. Armi e munizioni erano state nascoste tra la vegetazione e un albero abbattuto all’interno di due bidoni: una pistola mitragliatrice calibro 9 con due caricatori vuoti e uno con venti cartucce inserite calibro 9×19; un revolver Taurus con matricola punzonata; un revolver Smith e Wesson risultato oggetto del furto consumato il 20 novembre scorso in un’abitazione di Racalmuto; un revolver privo di marca e matricola; una pistola mono – colpo; una granata (fatta brillare dagli artificieri perché ritenuta molto pericolosa); 19 cartucce calibro 22; 63 cartucce calibro 9×19 parabellum; 37 cartucce calibro 38 special; 2 cartucce calibro 7,65 e 40 cartucce calibro 9×19.
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