Arcivescovo di Agrigento: memoria, modelli di vita e il valore della vita oggi
AGRIGENTO – Lunedì sera, davanti al Cinema Concordia, abbiamo avuto il piacere di salutare l’arcivescovo di Agrigento, appena rientrato da una lunga convalescenza. È stato bello rivederlo in forma e presente alla proiezione del film “Francesca e Giovanni”, tratto dal libro di Felice Cavallaro, dedicato ai giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo.
Al nostro microfono, il presule ha condiviso riflessioni profonde sulla memoria, sui modelli di vita e sulla responsabilità civile. Rispondendo a una nostra domanda sul valore dei modelli nella società, ha osservato: «Questo film restituisce non solo la storia d’amore dei due magistrati, ma anche il contesto travagliato dei loro anni di lavoro. Ricordo quei giorni come cronaca viva: le notizie sugli attentati a Falcone e Borsellino erano improvvise e drammatiche, ma anche prevedibili. Anni difficili, anche nelle frazioni della provincia di Trapani, dove a quel tempo ero parroco. La loro storia ci ricorda che le scelte coraggiose si intrecciano sempre con il peso della quotidianità».
Alla nostra domanda: “Abbiamo bisogno di modelli, ce lo insegna la nostra religione cristiana: dobbiamo aspirare a questi esempi di santità?”, l’arcivescovo ha risposto: «Sì, abbiamo bisogno di modelli concreti nella vita di tutti i giorni. Ci riconsegnano due persone dentro una storia più grande che li sovrasta e ci insegnano il coraggio, la dedizione e la responsabilità».
Il presule ha poi ricordato la figura di Rosario Angelo Livatino, primo magistrato dichiarato beato dalla Chiesa cattolica: «Livatino è un modello per tutti gli uomini e le donne di buona volontà, per chi opera per la pace e cerca la verità. La Sicilia ha offerto esempi concreti: dobbiamo essere responsabili affinché non cadano nell’oblio».
Riferendosi all’attualità, l’arcivescovo ha collegato la riflessione sul valore della vita ai fatti di cronaca recente: «Ho sentito della tragedia avvenuta a Brescia, dove un giovane partecipava a una bravata, aggrappato al tetto di un’auto. È difficile oggi dare risposte sul valore che diamo alla vita: sui campi di battaglia, sulle strade, nelle nostre case e nei luoghi di svago. Questa è la domanda che dobbiamo porci».
Con parole misurate e incisive, l’arcivescovo ha lanciato un monito alla comunità: la vita è un bene fragile, la memoria è un dovere e le scelte quotidiane sono strumenti concreti per custodire valori e modelli che non devono cadere nell’oblio.
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