L’artista libanese Nathalie Harb, insieme alla ricercatrice Lea Keyrouze e a Pamela Erbetta, ha realizzato l’installazione The Silent Room – Notturno per la Terra alla Valle dei Templi di Agrigento, progetto finito al centro di polemiche per i costi e l’utilità.
Il lavoro è stato sviluppato in diversi mesi e ha coinvolto attività a Villaseta, Aragona e nel centro storico di Agrigento, con incontri in giardini, case e biblioteche. Qui sono stati ascoltati musicisti, tessitrici, assistenti sociali, studenti, migranti, un’archeologa e un’anziana, ponendo domande su cosa significhi sentirsi al sicuro, da quali rumori ci si voglia proteggere e quali spazi manchino. Da questo percorso sono nati laboratori e iniziative partecipative, tra cui un laboratorio di ninne nanne nella Biblioteca Sociale di Villaseta condotto da Michele Piccione e Veronica Racito, un laboratorio tessile e di conversazione ad Aragona con donne impegnate nel lavoro di cura, e diverse performance. Tra queste, l’esibizione del Coro Villabella con una ninna nanna creata durante il laboratorio e una composizione sonora dal vivo di Andrea Gerlando Terrana ispirata a sabbia, pietra e mare. L’attività si è conclusa con un incontro al Forno Popolare Sante Caserio di Campobello di Licata, dove sono state preparate e cotte focacce libanesi per l’inaugurazione della camera del silenzio.
Secondo gli organizzatori, 76 persone hanno partecipato alla realizzazione, dalla progettazione alla ricerca, dalla costruzione alle attività collaterali, con la garanzia di una retribuzione considerata equa. Il progetto, spiegano, ha affrontato ostacoli e ritardi legati a difficoltà organizzative della Fondazione coinvolta, con il gruppo di lavoro che si è assunto gran parte delle responsabilità. Il costo complessivo dell’iniziativa è stato di 125 mila euro.
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