Arrivò scalza e bagnata, la libertà. Ma arrivò, sulla spiaggia di Marianello a Licata, nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943. Da qualche tempo a Licata si dormiva con un orecchio al mare e un occhio all’orizzonte, qualcosa era nell’aria ma non si capiva bene cosa, una sensazione un bisbiglio. Ma quella notte tra Torre di Gaffe e Mollarella, sbarcarono le truppe inglesi e americane, giovani che capivano poco della terra e niente della lingua, accolti dai contadini ad acqua e fichi. I ragazzini spalancavano gli occhi di fronte alle jeep che parevano astronavi, la gente indicava i soldati e raccoglieva cioccolata: l’Operazione Husky era ufficialmente approdata.
Il Progetto Sbarco, parte dell’ossatura principale di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, propone una serata di commemorazione, mercoledì 9 luglio dalle 21 sulla spiaggia di Licata. Sarà una vera iniziativa crossover tra linguaggi diversi, aperta al pubblico, che intreccia materiali d’archivio, cibo, musica, studi accademici e pagine letterarie: si parte dalla proiezione, proprio lungo le sponde dove approdarono le truppe alleate nel ’43, di un video che attinge ai filmati d’epoca girati dagli americani, acquisiti dagli archivi nazionali di Washington, rimasterizzati per la prima volta in 4K, montati da Awen Films (Valerio Ciriaci, Mila Tenaglia, Isaak Liptzin) e dalla curatrice del progetto, Teresa Fiore della Montclair State University (New Jersey).
Le proiezioni saranno sfondo e motore alla musica del cantastorie Mel Vizzi e della cantante Federica Balistreri; alla lettura di brani di Leonardo Sciascia e testimonianze dirette lette dall’attore Davide Incandela e dalla studentessa Ginevra Rapidà; lo studio storico è affidato a Carmela Zangara, Rosario Mangiameli, Mirco Carrattieri e Chiara Ottaviano che avvieranno un dialogo con il pubblico sul tema dello Sbarco.
Una particolarità viene dalla gastronomia: lo chef stellato Pino Cuttaia ha riletto in chiave contemporanea la famosa Razione K in dotazione alle truppe, il kit di sopravvivenza dei soldati pensato per resistere tre giorni sotto il fuoco nemico; di fatto l’America racchiusa in una scatoletta rettangolare, semplice, ma carica di novità. Dentro c’erano pastiglie di caffè solubile, biscotti, chewing gum alla menta, cioccolata, carne in scatola, sigarette Lucky Strike, tutti beni che diventarono simbolo di un ricco Paese lontano. Cuttaia ha inventato (e distribuirà) un assaggio della memoria, rivisitando la razione dei soldati, biscotti, erbe selvatiche, ricordi e un cioccolatino modicano.
“Sbarco non si ferma – spiega Teresa Fiore – stiamo raccogliendo testimonianze della comunità e, nel corso di un laboratorio pubblico, faremo il punto su come lo sbarco alleato è stato ricordato fino ad oggi e su come potrà essere “memorializzato” in futuro”. Il gruppo di lavoro in questi giorni sta raccogliendo spunti e interviste con la comunità locale al Centro di Documentazione sullo Sbarco di Licata. Giovedì (10 luglio) alle 11 al Museo civico archeologico della Badia di Licata è in programma un laboratorio sulla memorializzazione dello sbarco in linea con altri progetti di storia come Liberation Route Europe.
Sbarco è un’iniziativa a cura della professoressa Teresa Fiore della Montclair State University (New Jersey) e di Awen Films (Valerio Ciriaci, Mila Tenaglia, Isaak Liptzin), inserita nel dossier di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, con la collaborazione del Comune di Licata, l’Associazione MEMENTO, Liberation Route Europe Italia, l’Ente Parco della Valle dei Templi, il Ristorante La Madia di Licata e l’Antica Dolceria Bonajuto di Modica.
E’ parte di Sponde – acronimo di Sbarchi, Partenze, Odissee, Narrazioni, Documenti ed Ecologie – rete di progetti interdisciplinari e multimediali (due mostre e uno spazio digitale, oltre all’iniziativa SBARCO) che esplora i luoghi di contatto tra acqua e terra: coste da cui chi migra, parte o arriva, punti di sbarco delle truppe militari, o spazi naturali in continuo divenire. Questi luoghi liminali, nell’incontro-scontro tra elementi, persone e storie, aprono nuove e inaspettate forme di sapere e abitare grazie allo scambio. Sponde abbraccia un gruppo di artisti, registi, studiosi di base negli USA (New York e Los Angeles), ma con un forte legame personale e professionale con l’Italia: Valerio Ciriaci, Teresa Fiore, Isaak Liptzin, Vetri Nathan, Maria D. Rapicavoli e Mila Tenaglia.
Teresa Fiore è titolare della cattedra Inserra di Italianistica e Italoamericanistica alla Montclair State University (New Jersey, USA), ha insegnato ad Harvard, Yale e NYU. È autrice del libro Spazi Pre-occupati : Una rimappatura delle migrazioni transnazionali e delle eredità coloniali italiane (Mondadori /Le Monnier 2021) e di numerosi articoli sulle migrazioni da e verso l’Italia. Sta lavorando a un progetto sulle pratiche alimentari durante lo sbarco degli alleati in Sicilia nel 1943 (Il gusto dello sbarco). Nel 2019 è stata insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia per il suo lavoro di diplomazia culturale tra Italia e Usa.
Valerio Ciriaci è un documentarista italiano residente negli Stati Uniti. Laureato in Comunicazione all’Università La Sapienza di Roma, ha frequentato il programma di documentari della New York Film Academy. Nel 2012 ha co-fondato la casa di produzione Awen Films, con cui ha diretto documentari indipendenti, video editoriali e progetti no fiction, ricevendo premi nazionali e internazionali. È il regista di Se solo fossi quel guerriero, Mister Wonderland, Stonebreakers; sta lavorando al film Elvira Notari: oltre il silenzio .
Produttrice di documentari e giornalista con un decennio di esperienza nell’industria cinematografica, Mila Tenaglia è specializzata in documentari artistici, segmenti televisivi e lungometraggi. Mettere in contatto persone e artisti attraverso il dialogo sociale e culturale e l’arte della narrazione giornalistica, è il suo interesse principale come scrittrice, produttrice, creatrice di contenuti e fotografa. È direttrice esecutiva del festival cinematografico NICE (New Italian Cinema Events) negli Stati Uniti.
Isaak J. Liptzin ha studiato fotografia alla Tisch School of the Arts della New York University. Interessato fin da giovane al giornalismo visivo, il suo lavoro ha toccato temi di attualità, storia, istruzione e ambiente. Come fotografo, ha collaborato con WNYC Radio, Centro Primo Levi, Peace Child India e Transition Magazine. Come produttore, ha seguito le campagne presidenziali del 2016 e del 2020 per la Rai e ha lavorato per Endeavour Content alla serie Netflix Originals “First Team: Juventus”. Con Awen Films, che ha co-fondato nel 2012, Isaak ha lavorato a lungo come produttore e direttore della fotografia.
Pino Cuttaia, originario di Licata, si è formato nei ristoranti di Torino, città dove è cresciuto. Tornato in Sicilia, ha aperto la Madia a Licata insieme alla moglie Loredana nel 2000. Nel 2006 la prima stella Michelin, nel 2009 la seconda. Scrive: “Il mio ingrediente segreto è la memoria. È l’ingrediente che più di ogni altro caratterizza la mia concezione della cucina, che non manca mai nei piatti e che consente di riconoscerli. Ognuno dei miei piatti contiene sempre almeno un pizzico di ricordi”.
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