Firetto: ‘L’Akragas è amore, forse andava fatto di più’
Ci sono parole che pesano, perché arrivano da chi quella maglia l’ha sentita addosso anche senza mai indossarla. Lillo Firetto, ex sindaco di Agrigento ai tempi dell’Akragas in Lega Pro, oggi consigliere comunale d’opposizione, torna a parlare della sua Akragas. Lo fa con la voce di chi ha vissuto, nel bene e nel male, i giorni dell’entusiasmo e quelli del crollo. Di chi ha visto la città stringersi attorno a una squadra che non è solo una squadra. È identità, è cuore, è riscatto.
“È un dispiacere collettivo – afferma Firetto – la squadra è ambasciatrice di una città, un utile groviglio di passioni collettive.” Poche parole che bastano per inquadrare ciò che l’Akragas rappresenta da sempre: un ponte tra la storia e il sogno, tra la fatica e la speranza.
Poi il ricordo si fa personale, intimo, quasi doloroso: “Ricordo momenti di entusiasmo ma anche tristi, quando dopo la chiusura della presidenza Giavarini mi fu, nella qualità di sindaco, consegnata la squadra.” Una scena che racconta tutto: un primo cittadino che diventa custode di un simbolo, chiamato a tenere viva una fiamma che sembrava sul punto di spegnersi. “Un nuovo cominciamento”, lo definisce oggi. Una rinascita, o almeno il tentativo.
E poi quella frase che resta sospesa nell’aria, e che pesa come un rimpianto condiviso: “Forse qualcosa di più andava fatta.” È lì che sta tutto. Nell’ammissione sincera di una colpa diffusa, in quella consapevolezza che forse si poteva spingere di più, lottare ancora, stringersi ancora più forte attorno a quei colori.
“L’Akragas è gioia e dolori – aggiunge Firetto – ma da sempre amore, gridato o discreto.” È questo il punto. L’amore non è solo nei cori o nei post social. È nelle strette di mano, nei silenzi delle sconfitte, nei viaggi chilometrici dei tifosi, nei bambini con le sciarpe troppo grandi.
Ed è anche nei ricordi di chi, come Firetto, ha avuto l’onore e l’onere di portare avanti la storia biancazzurra nei momenti più delicati. Oggi, mentre l’Akragas naviga acque incerte, quelle parole risuonano come monito e come abbraccio. Perché l’Akragas può anche cadere, ma se resta nel cuore della sua gente, troverà sempre un modo per rialzarsi.
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