Raimondo Moncada, giornalista agrigentino che da anni vive e lavora a Sciacca come impiegato al municipio, ha affidato ai social un duro sfogo contro il sistema sanitario pubblico, raccontando la propria drammatica esperienza. Con parole amare, Moncada ha dichiarato: “Non aderirò più in futuro alle campagne di prevenzione contro il cancro promosse dalle istituzioni sanitarie della provincia di Agrigento. E non per la loro importanza, ma per il vuoto e l’ipocrisia che c’è oltre.”
Il giornalista spiega come il percorso di prevenzione e cura si trasformi in un calvario a causa delle lunghe liste d’attesa e di un sistema che, a suo dire, tradisce le sue stesse promesse. Dopo un episodio che ha destato allarme nella zona operata nel giugno 2022, Moncada ha tentato di prenotare una colonscopia tramite il CUP (Centro Unico di Prenotazione) dell’ASP di Agrigento. La risposta ricevuta lo ha lasciato senza parole: “Propongono l’esame non tra un mese, non tra due, ma nel febbraio 2026, se intendo farlo a Sciacca.”
Raimondo sottolinea come la situazione non sia diversa in altri ospedali della provincia: “Mi propongono due date: vicino a casa mia a novembre 2026 o all’ospedale di Canicattì il 14 agosto 2025.”
Non potendo aspettare così a lungo, il giornalista ha deciso di rivolgersi a una struttura privata convenzionata, l’ospedale di Cefalù, dove ha affrontato un viaggio di due ore e mezzo per sottoporsi all’esame. Ma anche qui il calvario non è terminato: l’indagine è stata parzialmente completata, richiedendo un’ulteriore colonscopia urgente. Nonostante il referto allarmante, Moncada si è scontrato nuovamente con i tempi inaccettabili del sistema pubblico. “Vista l’urgenza, mia moglie prenota in un centro diagnostico privato a Sciacca. PAGATO E SERVITO!”, scrive Moncada con rabbia.
Il suo sfogo si fa ancora più amaro quando riflette sui costi che molti pazienti non possono permettersi: “Se fossi stato costretto in questi tre anni a pagare ogni esame, ogni visita, ogni farmaco, i due interventi chirurgici, i tre ricoveri, sarei morto prima e mi sarei risparmiato il lungo e incerto calvario.”
Le parole di Raimondo Moncada non risparmiano le autorità sanitarie: “Alle autorità sanitarie dico: riuscite a capire quello a cui si è costretti ad andare incontro? Riuscite a mettervi nei nostri panni, nelle nostre carni lacerate, nelle nostre teste sempre allarmate?”
A conclusione del lungo sfogo, Moncada racconta di aver ricevuto messaggi di solidarietà da amici, associazioni e persino dalla direzione generale dell’ASP di Agrigento. Il direttore Giuseppe Capodieci gli ha espresso vicinanza e scuse per quanto accaduto, promettendo un miglioramento nell’organizzazione e l’attivazione di un nuovo servizio per i pazienti con gravi patologie.
“Mi ha fatto molto piacere ricevere così tanti messaggi e quest’ultima telefonata. La sanità dal volto umano.”, conclude Moncada, lasciando però aperto il dibattito su un problema che riguarda migliaia di pazienti in tutta Italia.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
