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Home » L’angolo di don Diego » La nascita della Repubblica Italiana: il referendum del 2 giugno 1946

La nascita della Repubblica Italiana: il referendum del 2 giugno 1946

Redazione Di Diego Acquisto
3 Giugno 2024
in L’angolo di don Diego
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Una data davvero molto  particolare! anzi importantissima dal punto di vista civile, perché riguarda la nascita della REPUBBLICA  ITALIANA…. E noi, vogliamo ricordarla, nei suoi dati essenziali, perché   davvero importante e fondamentale questa data. Repubblica nata, in seguito ai risultati del referendum istituzionale che era stato indetto per determinare la forma di Governo a seguito della fine   del ventennio fascista e della seconda guerra mondiale, molto più disastrosa delle prima.  E per la prima volta in Italia,   il 2 giugno 1946, alle votazioni  poterono partecipare anche le donne,  risultando votanti circa 13 milioni, mentre 12 milioni sono stati gli uomini. Donne quindi in netta maggioranza sugli uomini; e tutti, comunque,  uomini e donne pari complessivamente ad una percentuale di votanti alta…una percentuale pari all’89,08% degli allora 28. 005. 449, cittadini di entrambi i sessi,  aventi diritto al voto.

Bisognava scegliere tra Monarchia e Repubblica, e contestualmente eleggere 556 membri dell’Assemblea Costituente.  Tra i Padri costituenti figurano i leader dei vari Partiti antifascisti: Alcide De Gasperi /Democrazia Cristiana)—Palmiro Togliatti (Partito Comunista Italiano)—Giuseppe Saragat (Partito socialista Italiano), Bernardo Mattarella esponente della DC…padre dell’attuale Presidente  della Repubblica….il nostro beneamato Sergio Mattarella…tra l’altro anche fratello di Piersanti, presidente della nostra Regione, trucidato dalla mafia a Palermo. Ma ritorniamo al Referendum istituzionale del 2 giugno 1946.

I risultati furono proclamati dalla Corte di Cassazione il 10 giugno 1946: 12. 717. 923 cittadini favorevoli alla Repubblica e 10. 719. 284 cittadini favorevoli alla Monarchia. Il giorno successivo, cioè  il  lunedì 3  giugno 1946,   tutta la stampa dava ampio risalto alla notizia delle vittoria della Repubblica sulla Monarchia.  La notte fra il 12 e 13 giugno, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri,   il presidente  Alcide De Gasperi prese atto del risultato ed assunse le funzioni di capo provvisorio dello Stato.

L’ex re Umberto II lasciò volontariamente il paese il 13 giugno 1946, diretto a Cascais, nel sud del Portogallo, senza nemmeno attendere la definizione dei risultati e la pronuncia sui ricorsi presentati dal partito monarchico; ricorsi che comunque saranno respinti dalla Corte di Cassazione il 18 giugno 1946; quando lo stesso giorno la Corte integrò i dati delle sezioni mancanti, dando ai risultati il crisma della definitività.

Il 2 giugno 1946, insieme con la scelta sulla forma istituzionale dello Stato, i cittadini italiani elessero anche i 556 componenti dell’Assemblea Costituente che doveva redigere la nuova carta costituzionale. Tra questi c’è il favarese  Gaspare Ambrosini  nato a Favara il 24 ottobre 1886 e morto Roma il 17 agosto 1985;   un politico, un  magistrato, un  esperto costituzionalista. Esponente della Democrazia Cristiana, viene considerato,-  come si legge  in Wikipedia – ”uno dei padri della Costituzione Italiana per averla plasmata sui principi di libertà e democrazia e per avere introdotto lo schema “regioni-province-comuni”.  Poi ancora, Ambrosini  è stato anche artefice indiscusso dello Statuto della Autonomia Regionale Siciliana.

E dopo questa doverosa a parentesi sul favarese  Ambrosini,  onore non solo di Favara, ma anche dell’agrigentino e della nostra terra di Sicilia,…  diciamo subito che alla sua prima seduta, il 28 giugno 1946, l’Assemblea Costituente elesse a capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, con 396 voti su 501, al primo scrutinio.

Con l’entrata in vigore della nuova Costituzione della Repubblica Italiana, il 1º gennaio 1948, De Nicola assunse per primo le funzioni di presidente della Repubblica.  Si trattò di un passaggio di grande importanza per la storia dell’Italia contemporanea dopo il ventennio fascista, il coinvolgimento nella seconda guerra mondiale e un periodo travagliato di storia nazionale, un periodo  ricco di eventi  dopo la vittoria dei Partigiani, che uniti nella lotta contro il fascismo, tornarono a dividersi democraticamente nei vari Partiti.

Nello stesso anno 1948, nel mese di maggio, fu poi eletto presidente della Repubblica Luigi Einaudi, primo a completare regolarmente il previsto mandato di sette anni, così come i suoi successori. Sette anni così come l’attuale Presidente della Repubblica, uomo di grande valore, saggezza ed equilibrio,  che  però quasi all’unanimità, dopo aver finito il primo settennio, sta servendo la Repubblica, con un secondo settennio…date tutte le difficoltà, insuperabili, che come tutti sappiamo, ci sono state …..

E dopo queste notizie che abbiamo ritenuto di riferire per i nostri radio-ascoltatori…..ecco leggiamo dalla stampa che in questi giorni leggiamo  è stato pubblicato un libro di  Mario Toso—-un libro dal titolo  “Chiesa e democrazia” , un libro che  fa luce su qualche aspetto,  spesso ignorato.

L’autore, è uno dei massimi esperti di dottrina sociale della Chiesa e si propone di offrire un contributo di qualità alla 50ª  Settimana sociale dei cattolici in Italia –—  settimana di studio che si terrà a Trieste dal 3 al 7 luglio, sul tema  “Al cuore della democrazia”.

Studi recenti di politologi dicono che l’attuale crisi della democrazia è legata alla crisi della libertà: pare evidente che le “élites” tecno-finanziarie ed economiche siano governate dalla logica esclusiva del profitto. I risvolti sociali sono volutamente trascurati. E quindi, squilibri occupazionali e distributivi sono frutto di disuguaglianze crescenti. Inoltre la fraternità è negata dalla “terza guerra mondiale a pezzi”, oltre che   dalle chiusure  ai flussi migratori.

Eppure c’è uno stretto rapporto tra democrazia e libertà: la prima non può esistere senza la seconda e può svilupparsi solo se nasce   o  se si sprigiona  da una libertà responsabile e solidale. Toso ripercorre nella prima parte alcuni passaggi salienti della dottrina sociale della Chiesa sul tema della democrazia.

Già Pio XII nel Radiomessaggio natalizio del 1944 evidenziava che LA DEMOCRAZIA era un postulato naturale imposto dalla ragione.  E quello allora è  stato il battesimo della democrazia per la Chiesa; perché, in precedenza, l’ideale democratico  (diciamolo …chiaramente )… l’ideale democratico, dalla stessa Chiesa del tempo,  era stato guardato con sospetto.   L’argomento infine, è  stato ripreso da Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in Terris dell’aprile 1963, a partire dalla necessità di avere istituzioni di pace, che sanno connettere la libertà con la verità, l’amore e la giustizia.  Ne deriva che la democrazia “è un’attitudine dello spirito“.   Detto altrimenti, si riconosce che la democrazia   trova la sua più profonda radice e il suo alimento morale nell’animo dei cittadini. Richiede un profondo rispetto della persona altrui. Domanda che vi sia apertura agli altri, spirito di collaborazione, intraprendenza, responsabilità da parte di tutti, sensibilità nei confronti del bene comune, ispirazione cristiana. E la democrazia trova il suo elemento formale o strutturale nei principi di costituzionalità, rappresentatività e nella divisione dei poteri.

Nella   “Pacem in Terris”  il fondamento dei diritti e dei doveri è la centralità della persona.  Purtroppo   diverse democrazie poggiano su ordinamenti che sembrano incoerenti.  E le ragioni della politica non sempre sanno prendersi cura dei poveri e degli ultimi.

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