Il green pass per accedere in diverse strutture e anche nei servizi di ristorazione con il consumo al tavolo al chiuso fa discutere i titolari di pubblici esercizi. Gli esercenti sono stati costretti a trasformarsi quasi in “sceriffi”, in tanti si sono adeguati pur con qualche mugugno, ma molti si sentono puniti e lamentano di essersi trasformati in vigili per la pubblica salute e sicurezza.
Una situazione per i ristoratori che fanno rispettare le regole che giorno dopo giorno diventa sempre più pesante. “È la legge – interviene Giovanni Morello di Fipe, Confcommercio Licata– che se pur con qualche contraddizione ci impone di chiedere alla clientela il greenpass, non decidiamo di ospitare a nostro piacimento, non facciamo discriminazione, ma ci viene imposto di richiedere il certificato per non incombere a sanzioni e chiusure delle nostre attività. La situazione sta diventando difficile e umiliante- continua- in quanto riceviamo gli insulti di quella parte di persone che purtroppo non possono frequentare i locali pur essendo esenti dal vaccinarsi per reali problemi di salute e ciò ci dispiace tantissimo. Ma non accettiamo le critiche e gli insulti di coloro che, per scelta personale, hanno deciso di non vaccinarsi. A tutto ciò dobbiamo anche aggiungere il danno economico per aver rifiutato del lavoro nel presente e di aver perso dei clienti per il futuro. Ci dispiace anche vedere sui social che non tutti i colleghi affrontano il problema nello stesso modo.
Vorremmo solo ritornare a fare il nostro lavoro, dare un ottima accoglienza e soddisfare a tavola i clienti.”
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