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Home » Municipio » Titano: il Comune di Agrigento rischia di far saltare l’azienda consortile idrica

Titano: il Comune di Agrigento rischia di far saltare l’azienda consortile idrica

Paolo Picone Di Paolo Picone
5 Gennaio 2021
in Municipio
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AGRIGENTO. Il Comune di Agrigento esce allo scoperto con una nota politica nella quale si oppone all’approvazione dello statuto dell’Azienda Speciale Consortile idrica dopo che nell’assemblea di poco più di un anno fa è stata individuata come futuro gestore pubblico al 100% anche con il voto degli ex amministratori comunali. Una decisione che rischia di stoppare il percorso fin qui intrapreso dall’Ati Ag9 e da molti Comuni agrigentini che hanno già approvato la bozza di Statuto. Rammarico, per questa uscita pubblica, è stato espresso dal coordinamento “Titano” che riunisce una serie di associazioni che operano sul territorio e che si battono a favore della gestione pubblica del servizio idrico. “Siamo pronti a scommettere che Agrigento, pur essendo per il momento l’unico Comune ad essersi esposto – si legge in una nota del coordinamento – non è il solo a voler far naufragare l’Azienda Consortile Speciale sul nascere. Questa posizione si poggia su due presupposti, uno peggiore dell’altro: l’idea che la gestione futura sarà sicuramente fallimentare e l’idea che una Spa a capitale pubblico sia meno “rischiosa” rispetto ad una gestione Consortile”. Uno dei componenti del comitato, Salvatore Licata spiega: “La prima idea è falsa perché è una “profezia” utile solo ad inquinare i pozzi; di fatto per far funzionare un’azienda Consortile, così come qualsiasi altra società di interesse pubblico, è necessaria la volontà politica di farlo ed una classe dirigente adeguata nella difesa e nella gestione dei beni comuni. Volontà che il comune di Agrigento dimostra di non avere paventando fantomatici rischi per le casse comunali. La seconda idea è ancora peggiore e conseguenziale alla prima: dal momento che l’azienda Consortile mette a rischio i bilanci comunali non è la scelta migliore. Si vorrebbe dunque con un colpo di spugna cancellare tutto il faticoso percorso fatto fin qua dall’Ati, su spinta dell’opinione pubblica, e rimettere tutto in discussione. Va ricordato però che quando l’assemblea scelse l’azienda Consortile, l’altra opzione di scelta era una Spa a capitale pubblico “blindato”, ma pur sempre un ente di diritto privato”.

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