In una serie di operazioni, le indagini hanno svelato una maxi truffa in danno di un centinaio di risparmiatori: una raccolta abusiva di denaro che, come ricostruito con riferimento al periodo dal 2015 al 2019, è stata eseguita in assenza di iscrizioni, abilitazioni o autorizzazioni delle Autorità del settore e che è stata quantificata in circa 26,5 milioni di euro, di cui solamente poco più del 50%, come emerso dalle analisi dei flussi finanziari, rimborsati attraverso la simulazione di una parte dei rendimenti di spettanza.
“Un fiume di denaro raccolto con spregiudicatezza, buona parte del quale era servito agli stessi organizzatori della colossale truffa per convincere i nuovi investitori attraverso l’ostentazione di strutture societarie impiantate ad hoc nelle migliori zone delle città italiane, dotate di uffici e di arredi di lusso, così come altrettanto prestigiose erano le autovetture con le quali si recavano dai potenziali clienti, elementi tutti costituenti quell’appannaggio di solidità e affidabilità degli affari imprenditoriali, necessari per convincere in fretta gli investitori”, osserva la GdF.
Diverse sono risultate le province interessate alla raccolta dei risparmi: Agrigento, Arezzo, Brescia, Bolzano, L’Aquila, Lecce, Ferrara, Frosinone, Novara, Palermo, Pisa, Pordenone, Ragusa, Roma, Terni e Viterbo. Con il provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, emesso dal gip presso il Tribunale di Ascoli Piceno su richiesta della Procura della Repubblica, sono stati garantiti all’indagine beni e valori per un importo di 4 milioni di euro, tra immobili, terreni, conti correnti, depositi di risparmio, polizze vita, autovetture, gioielli e quote azionarie.
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