Il decreto del Governo non soddisfa tutti. Di solito in questo periodo iniziavano ad ingranare ristoranti, bar, hotel. Era questo lo start della stagione e ad Agrigento si sa si vive di stagionalità.
Esempio emblematico è quello di Calogero Sajeva, titolare dell’omonima pasticceria. Dopo il crollo del palazzo si trova ad affrontare una nuova chiusura. Questa volta il semaforo rosso arriva dall’emergenza coronavirus. Una vera iattura, proprio adesso che aveva riaperto e cominciato ad ingranare.
Ma il decreto varato dal Governo Conte non risolve certo i suoi problemi…
“Mi auguro facciano qualcosa di più concreto altrimenti tutti scoppiamo. Io vengo fuori da una situazione difficile. Pasqua per noi era un periodo vitale per riprenderci e a maggio ci sono altre scadenze. In questo modo significherebbe riaprire e trovarsi davanti le tasse. E’ vero, c’è una rateizzazione a 5 mesi, ma se non si pagano i contributi per un lavoro che non hai fatto, ti iscrivono a libro nero. Così non si aiutano gli artigiani e nemmeno le piccole imprese. E’ positivo per chi ha dipendenti, bene mettere i lavoratori in cassa integrazione.
Bonus di 500 euro? E che ci faccio? Ogni bolletta che arriva supera questa somma. Sono misure palliative per non dire inutili. Spero che sappiano aggiustare il tiro, lo dico per me e per i miei colleghi”.
– E per il credito d’imposta?
“Non mi serve, noi abbiamo bisogno di liquidità, servono tagli concreti. Per tenere il passo utilizzo il fido della banca. Ma se avessi un calo di fatturato del 50%, potrebbero chiedermi di rivedere i parametri del fido. E io sarei nei guai“.
In soldoni significano migliaia di euro di fatturato in meno, ma i costi restano: Il primo timore riguarda le scadenze fiscali, che rischiano di diventare il colpo di grazia in un periodo nero.
Tutto bellissimo, per carità. Ma rischia di non essere abbastanza. Se il Paese si ferma, le piccole e medie imprese di “sospensioni” e “rinvii” non se ne fanno nulla. Oggi non pagheranno, certo, ma dovranno farlo tra qualche settimana.
Di altro tenore l’opinione di Fabiola Baldanza, Agrigentina residente a Fiesole, Firenze.
“Lavoro con il turismo, lavoro in una azienda agricola e insegno. Tutto chiuso. Io vivo a Firenze. Pago duemila euro di spese al mese per l’attività ed ho un mutuo di 600 euro. In una città dove la vita costa il triplo che ad Agrigento, ma vorrei che non perdessimo la speranza, in momenti come questi non possiamo cadere nello sconforto, sono certa che sapremo ripartire più forti di prima. In questo momento è importante pensare a chi sta peggio di noi, sono certa che andrà meglio“.
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