Nell’ultimo semestre, preso in esame dalla Direzione Investigativa Antimafia, per la provincia di Agrigento (relazione 1 gennaio 2019 – 31 giugno 2019), si parla apertamente di numerose intimidazioni, tramite danneggiamento o minacce, nei confronti di rappresentanti delle Istituzioni.
Sempre nel periodo analizzato dalla Dia, un passaggio è stato riservato alle gestioni commissariali dei Comuni di Camastra e di San Biagio Platani, e ai provvedimenti interdittivi antimafia per infiltrazioni mafiose, emesse dalla Prefettura di Agrigento, nei confronti di imprese ubicate in diversi comuni della Provincia, e operanti nel settore edile ed agricolo. Cosa Nostra continua a condizionare pesantemente il contesto socio-economico, già duramente messo alla prova da un perdurante stato di crisi.
Nelle pagine della relazione anche la ripartizione del territorio da parte delle cosche. Presenti 7 mandamenti (Agrigento, Burgio, Valle del Belice, Santa Elisabetta, Cianciana, Canicattì e Palma di Montechiaro) al cui interno operano 42 famiglie mafiose. Cosa nostra agrigentina rappresenta una delle più solide roccaforti dell’organizzazione, e un ruolo minore, ma comunque di rilievo, viene occupato dalla Stidda.
Inoltre si registra una fase di riassetto interno all’organizzazione mafiosa, a seguito dei recenti arresti delle figure apicali. Le ricomposizioni di famiglie e di mandamenti sono anche influenzate dalle scarcerazioni degli affiliati, in particolar modo di quelli che avevano già ricoperto ruoli di capi famiglia.