Volano in Tibet i vincitori del contest lanciato dall’Ambasciata Cinese in Italia
Monasteri, stupe, yak, splendidi scorci di alte montagne, laghi color turchese, visuale a 180 gradi e un popolo amabile con cui è piacevole entrare in contatto. Tutto questo si trova in Tibet, una regione ricca di tesori nascosti, che ha sempre esercitato un fascino straordinario.
A raccontare l’emozionante viaggio sull’altopiano più alto del mondo sono Nello Ascione, Alessia Cilvani, Roberta Pisoni ed Elena Boninsegna, che a fine maggio hanno vinto il contest social ‘Destinazione Tibet’ lanciato dall’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, in collaborazione con l’Ente del Turismo Cinese.
Il contest, pubblicizzato sui canali social dell’Ambasciata Cinese, ha riscosso enorme successo e alla fine sono stati estratti 2 vincitori che si sono aggiudicati il viaggio – 8 notti all inclusive – in Tibet per due persone ciascuno. A curare progettazione, dinamiche di partecipazione e comunicazione del contest è stata l’agenzia digital IsayGroup, con sede a Roma.
Partito da Roma, la prima tappa del gruppo italiano è stata Xi’an, dove hanno potuto ammirare il famoso Esercito di Terracotta, riproduzione realistica di un’armata composta da circa 8000 guerrieri ordinati nella loro postura, 100 cavalli e numerose macchine belliche.
A Tsetang, lungo la strada che porta al Tempio di Samye, i quattro fortunati vincitori hanno goduto di un panorama bellissimo, con dune di sabbia bianca e dietro montagne altissime. Un contrasto veramente affascinante. Visita anche al Palazzo Yambulkang, restaurato nel 1982, e al Tempio Tradruk, la cui struttura architettonica è simile al Jokhang di Lhasa.
Tappa successiva a Gyantse (3900 slm), un tempo centro di controllo delle carovane dirette in Bhutan e Sikkim, e visita al monastero di Palkhor Chode, con annesso il Kum Bum, il più grande “chorten” esistente in Tibet.
“Il panorama dal lago di Yamdrok – affermano Nello, Alessia, Roberta ed Elena – è stato uno dei più suggestivi. Il lago è una delle perle naturali del Tibet. È incastonato tra magnifiche vette di cui alcune superano i 7000 metri. Da lì si gode di una visuale indimenticabile”.
Situato a metà strada tra Lhasa e Gyantse, il lago Yamdrok è una distesa d’acqua di colore blu intenso che si staglia tra picchi innevati e montagne quasi completamente prive di vegetazione. Si trova a 4.441 metri sul livello del mare, copre una superficie di 621 chilometri quadrati e raggiunge una lunghezza di 72 chilometri. Qui non è raro imbattersi in gruppi di yak, l’animale tipico dell’altopiano tibetano, e in pastori che portano le pecore al pascolo.
Nell’itinerario una sosta di un giorno a Shigatse la seconda città del Tibet. Visita della città vecchia e del grandioso monastero di Tashilhumpo, ricco di inestimabili tesori.
Infine trasferimento a Lhasa, la città più importante della regione del Tibet, dove il Potala è il Palazzo più famoso. La struttura dalle dimensioni imponenti, con i suoi colori bianco e ocra domina il panorama della città. La città vecchia è sviluppata intorno al tempio di Jokhang, meta incessante di pellegrini, che si trova in mezzo al Barkhor.
Intorno al Jokhang c’è la Korà, cioè il giro di pellegrinaggio da fare sempre e solo in senso orario e viene percorso incessantemente da monaci e pellegrini pregando e girando le ruote di preghiera. Intorno numerose bancarelle che vendono ogni tipo di oggetto.
Nella zona ovest di Lhasa c’è il monastero di Drepung, è circondato da montagne scure che fanno risaltare ancora di più i suoi edifici bianchi che splendono sotto la luce del sole.
“Abbiamo visitato anche il monastero di Sera – osservano i vincitori del contest – la cui particolarità sono i dibattiti animati, su temi di logica, tra monaci che avvengono in cortile. Il monaco in piedi fa delle domande accompagnate da gesti particolari e quello seduto risponde. Anche se non si riesce a capire cosa dicono, è affascinante assistere al dibattito”.
Immerso nel verde nei pressi di Lhasa c’è il Norbulingka, il più grande giardino artificiale del Tibet. Il giardino si estende su una superficie di 19 ettari e il palazzo dispone di 374 camere di diverse dimensioni.
“La cucina tipica tibetana – osservano infine Nello, Alessia, Roberta ed Elena – fa ampio uso di orzo e carni, soprattutto di Yak, montone e capra. I piatti più caratteristici riflettono la storia di questa regione, la sua formazione geografica, la cultura e i bisogni nutrizionali del popolo tibetano. Sono piatti caratteristici solo di queste zone e quindi almeno una volta bisogna provarli”.