Dagli aranceti a Las Fallas, curiosità e similitudini tra due terre lontane, ma vicine
Viaggiare è uno dei migliori modi per ritrovare un pezzetto di sé stessi in ogni angolo del mondo. Paesi diversi con coordinate geografiche, lingue e modi di vivere differenti eppure spesso simili. Ad esempio, un siciliano a Valencia potrebbe avere numerosi déjà-vu. Un viaggio a Valencia richiama molto spesso alla mente un po’ di Sicilia e non si tratta solo degli usi e dei costumi imposti dalle dominazioni che la storia ha visto alternarsi. Si tratta di terra, sole, profumo di arance e mare che accomunano due terre magiche e colme di curiose sovrapposizioni.
Ogni giorno sono migliaia i turisti che visitano la città portuale che sorge sulla costa sud-orientale della Spagna. Le due terre sono da secoli accomunate e suscitano curiosità ed interesse l’una nei confronti dell’altra, basti pensare al capolavoro scritto da Sciascia, innamorato promotore della cultura spagnola, “Ore di Spagna” per capire quanta Sicilia c’è per le strade castigliane ed andaluse.
Forti denominatori comuni sono il modo di vedere il mondo, gli usi e costumi ed i meravigliosi dolci come i soffici fartons con glassa da immergere nella rinfrescante orchata, molto simile all’orzata. Ma anche le arance sono un forte punto comune, in Sicilia sono rosse mentre a Valencia sono bionde, ma entrambe le terre sono basate sull’economia agrumicola e puntano molto sull’esportazione. Inoltre, vantano lo statuto speciale che le rende sì figlie della loro nazione, ma indipendenti e autonome nelle scelte e nella mentalità. Sembra quasi che ci sia una sorta di gemellaggio naturale che lega queste due terre baciate dal sole e l’ente del turismo valenciano conosce bene l’importanza di questo legame tanto da promuovere l’istituzione di nuove rotte aeree dirette da Catania a Valencia.
La città offre tanto non solo a livello di paesaggi e di cultura, ma è ricca anche di folclore ed in ogni periodo dell’anno è possibile partecipare a diverse iniziative. Da inizio fino al 19 marzo, come evidenzia il portale turistico VisitValencia, la città festeggia l’arrivo della primavera con le Fallas che riempiono le strade della città con grandi strutture realizzate in legno e cartapesta che ricordano i carri allegorici del carnevale di Acireale e che riprendono avvenimenti del mondo politico e sociale nell’ottica della satira.

La festa delle Fallas di Valencia è entrata nel Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO dal 2016 e vede l’esposizione per le strade e nelle piazze di oltre 700 grandi pupazzi, i ninots, che raffigurano i fatti della “vergogna pubblica” successi durante l’anno. I ninots saranno poi bruciati nella notte di San Giuseppe come per voler cancellare col fuoco tutto ciò che c’è di vecchio per dare il benvenuto alla primavera e quindi al nuovo. La festa è stata ufficializzata dal comune nei primi anni del 900, ma non ha radici certe seppur molto antiche. Certamente è nata dall’usanza dei falegnami di dare fuoco al cumulo di detriti chiamato parot e macerie che durante l’inverno era servito per illuminare il lavoro pomeridiano. Il giorno della festa di San Giuseppe, patrono dei falegnami, si bruciava questa sorta di lampadario sostenuto da un palo per dare il benvenuto alla primavera e quindi all’aumentare delle ore di luce. Col tempo il parot si è arricchito fino ad essere vestito assumendo la forma umana di chi si voleva criticare.
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