Avanzata richiesta di condanna a 7 anni e 10 mesi di reclusione nei confronti di un netturbino cinquantottenne di Favara, arrestato sette anni fa, con le accuse di violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni ai danni della figlia. Il sostituto procuratore generale, dunque, chiede di confermare il verdetto di primo grado emesso dal tribunale di Agrigento. In quell’occasione vennero condannati anche i parenti del principale imputato: sei mesi di reclusione ciascuno alla moglie e due cognati per il reato di favoreggiamento. Sulla posizione di moglie e cognati incombe la prescrizione.
I fatti contestati all’imputato principale, risalgono al periodo, che va dal gennaio del 2016 al settembre del 2017. Sono tanti gli episodi. Il netturbino avrebbe avuto nella sua disponibilità anche una pistola, mai ritrovata, con cui avrebbe minacciato la figlia. In un’occasione, il padre-nonno si sarebbe introdotto nella stanza, dove si trovava la figlia insieme ai bambini, e l’avrebbe picchiata, poi si sarebbe spogliato e avrebbe tolto i vestiti a lei, abusando sessualmente della ragazza.
Violenze sessuali ripetute, ma anche aggressioni e minacce. Dalle indagini è emerso dopo la denuncia della vittima, anche i tentativi degli altri familiari di scagionare il capofamiglia. Significativi i contenuti delle conversazioni, intercettati e registrati, nella sala d’attesa dei carabinieri di Agrigento, dove erano stati convocati per essere interrogati. Il processo è in corso davanti i giudici della terza sezione della Corte di Appello di Palermo presieduta da Sergio Gulotta. Si torna in aula il 30 ottobre per eventuali repliche e sentenza.
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