FAVARA. “Non è vero, non l’ho mai toccata con un dito”. Si difende in tribunale ad Agrigento il favarese di 50 anni accusato di aver violentato la figlia che era tornata a vivere con lui dopo la separazione dal compagno.
Il Gip di Agrigento, Alfonso Malato, ha accolto la richiesta del pubblico ministero Alessandra Russo ed ha disposto l’incidente probatorio per cristallizzare la prova a carico del netturbino finito in carcere il 10 gennaio.
La motivazione, avanzata dal difensore dell’uomo è questa: “La vittima versa in una condizione di particolare vulnerabilità”. Per questo è “assolutamente urgente acquisire ora la sua testimonianza”. La sua audizione, in contraddittorio fra le parti e pienamente utilizzabile al processo tanto da rappresentare una vera e propria anticipazione del dibattimento, è stata programmata per il 26 aprile. Nell’ambito dell’inchiesta sono stati iscritti sul registro degli indagati, con le accuse di false dichiarazioni al pubblico ministero e favoreggiamento, altri due figli, la moglie e i cognati del principale indagato che avrebbero mentito, lo scorso 16 settembre quando furono chiamati a testimoniare, per sviare l’inchiesta. Il principale indagato, invece, difeso dall’avvocato Davide Casà (gli altri familiari sono assistiti dallo stesso Casà e dal collega Salvatore Cusumano) risponde di tre ipotesi di violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni. L’inchiesta ha portato all’ordinanza cautelare in carcere, in seguito confermata dal tribunale del riesame. Ultimato l’incidente probatorio il quadro potrebbe essere maturo per approdare in aula per il processo.
La donna, dopo la separazione dal marito, – secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri che hanno proceduto all’arresto dell’uomo – era tornata a vivere dal padre insieme ai tre figli. In quel momento sarebbe iniziato l’incubo fatto di violenze sessuali, percosse e umiliazioni di ogni genere. In una circostanza avrebbe subito persino una un’aggressione con una pistola in mano e, con la minaccia dell’arma, il padre l’avrebbe costretta a spogliarsi e subire un rapporto sessuale. Nella casa paterna, come ha scritto nella denuncia presentata ai carabinieri che hanno avviato l’inchiesta su incarico della Procura, avrebbe subito a lungo maltrattamenti, violenza fisica e abusi sessuali. La lista delle accuse è raccapricciante ed è scandita da particolari crudi. La donna ha sostenuto di essere stata vessata, umiliata e picchiata. Uno degli episodi più terribili raccontati riguarda una presunta violenza sessuale che avrebbe subito in presenza dei figli. Gli stessi bambini sarebbero stati oggetto delle sue minacce e, in particolare, li avrebbe usati come strumento di pressione dicendole che, qualora non lo avesse assecondato nelle sue richieste sessuali, non li avrebbe sostenuti economicamente.
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