AGRIGENTO. “Esistono i presupposti per riaprire il viadotto Akragas I“: così ha affermato l’Anas, come si evince da una rassegna stampa di alcuni giorni fa, dicendo che gli interventi manutentivi previsti possono garantire il superamento delle criticità manifestate dall’infrastruttura negli ultimi anni. In sostanza il viadotto è perfettamente ristrutturabile e restituibile alla fruizione pubblica in totale sicurezza, il progetto c’è così come i fondi. Eppure, sull’onda emotiva dei fatti di Genova, c’è chi specula per la demolizione definitiva del viadotto, senza tener conto della mancanza di certezze sulle soluzioni di viabilità alternativa, né dei tempi tecnici e burocratici necessari per ottenere le autorizzazioni per realizzarle. Ma Anas sta approfondendo delle valutazioni legate al miglioramento dell’impatto paesaggistico ottenibile dalla demolizione del ponte integrandolo con un progetto di viabilità alternativa a fondo valle ipotizzata tramite il potenziamento di una viabilità esistente. Pertanto la questione, più che sul piano tecnico, si sposta su quello paesaggistico.
Ma il ponte, oltre ad essere utile e costituire un’arteria fondamentale per la città, è ormai parte integrante del paesaggio. Ad Agrigento servono infrastrutture per guardare avanti, serve manutenzione e messa in sicurezza. Sarebbe interessante conoscere le opinioni di chi in questo periodo si trincea dietro un colpevole silenzio, come deputati e consiglieri. Utile appellarsi anche alle comunità dei paesi nella fascia occidentale della provincia, gli imprenditori del commercio e del turismo, della piccola imprenditoria che gravita su Agrigento.
Un’opera di sensibilizzazione può stoppare una suicida operazione di “ immagine” di chi cerca su questo argomento di rifarsi una verginità…mai avuta.
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